Stop al salario minimo, se ne riparla in autunno. Il governo: "Dialogo". Ma la sinistra cavalca anche questa protesta

Il salario minimo viene rinviato in autunno e il centrosinistra sale sulle barricate

Stop al salario minimo, se ne riparla in autunno. Il governo: "Dialogo". Ma la sinistra cavalca anche questa protesta
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Il salario minimo viene rinviato in autunno e il centrosinistra sale sulle barricate. Dopo l'iniziale chiusura le forze di governo correggono la rotta e accettano di avviare un confronto. I tempi per elaborare una proposta, però, non sono maturi. E così la questione salario minimo viene aggiornata a ottobre. Alla Camera la maggioranza di centrodestra approva la sospensiva di due mesi dell'esame della proposta unitaria delle opposizioni (con l'eccezione di Italia Viva) che mira a introdurre una paga oraria minima di 9 euro. Pd, M5s, Avs, Più Europa e Azione a questo punto sono decise a spostare il tema nelle piazze e lanciare una raccolta firme e una mobilitazione in tutto il Paese, convinte di avere individuato un totem o un mantra militante su cui è possibile ritrovare l'unità.

Se le opposizioni sono decise più che mai a salire sul nuovo cavallo di battaglia identitario, a questo punto appare difficile mantenere il confronto all'interno di una valutazione ragionata degli effettivi pesi e contrappesi, dei possibili vantaggi o svantaggi per i lavoratori, compreso il possibile effetto boomerang per alcune categorie. Per il momento dopo l'apertura da parte della premier Giorgia Meloni, la maggioranza tiene il punto e invita le opposizioni ad abbassare i toni, perché «strumentalizzare questi temi non serve a nessuno, e per questo mettiamo al voto una sospensiva, non sine die ovviamente e senza pregiudizi, per non interrompere il dialogo con un voto che impedirebbe anche alla maggioranza di trovare una soluzione», spiega Maurizio Lupi, l'unico esponente di maggioranza che prende la parola in Aula per illustrare il rinvio. C'è anche il responsabile organizzazione di FdI, Giovanni Donzelli, che assicura: «Grazie alla mediazione della Meloni arriveremo a una proposta utile per superare il tema del lavoro povero. Tema creato dal governo delle sinistre e che vogliamo risolvere con proposte serie, senza demagogia». Anche la ministra del Lavoro, Elvira Calderone, ribadisce la disponibilità «al confronto con le opposizioni e le parti sociali».

I dubbi nel centrodestra, comunque, resistono. È molto probabile che nella seconda metà di settembre i leader di maggioranza si metteranno attorno a un tavolo per elaborare una proposta, dopo aver affidato agli sherpa un lavoro preliminare.

Fratelli d'Italia mantiene intatte forti perplessità. Forza Italia, invece, ha presentato una propria proposta di legge che prevede di adeguare tutti i salari non coperti da contratto collettivo a quello previsto dal contratto nazionale leader per il settore di riferimento o, in assenza, pari alla media dei principali contratti collettivi applicati a settori affini. Un testo non lontano da quanto propose Andrea Orlando quando era ministro del Lavoro nel governo Draghi.

La Direttiva europea relativa ai salari minimi non appare come un obbligo o un vincolo a cui l'Italia dovrà ottemperare. Si applica infatti a quegli Stati membri in cui la copertura della contrattazione collettiva non raggiunga almeno il 80% dei lavoratori. L'Italia fra i Paesi europei è quello con la più alta copertura contrattuale, superiore alla soglia fissata a livello comunitario. E in ogni caso il termine per l'adeguamento è fissato a novembre 2024.

Elly Schlein, comunque, non crede che si tratti di un semplice rinvio. «Non è una sospensiva, ma è la rappresentazione plastica della fuga della maggioranza. La maggioranza di destra fugge davanti a questa proposta unitaria delle opposizioni», accusa la segretaria dem. Anche per Giuseppe Conte «le aperture al dialogo di Meloni sono solo parole». E Fratoianni e Bonelli rincarano: «Loro rinviano? E noi rilanciamo.

Mentre la maggioranza e il governo fuggono dalla realtà, noi rilanciamo l'iniziativa nel Paese». E se Riccardo Magi promette di tenere alta l'attenzione su questo tema, Carlo Calenda inserisce il salario minimo tra le «priorità» del suo partito, «tutto il resto è noia».

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