Strage di Bologna, bufera su Mollicone. "Teorema dei giudici contro la destra"

Il deputato di Fdi: "Le sentenze non sono dogmi". Il Pd: "Meloni lo cacci"

Strage di Bologna, bufera su Mollicone. "Teorema dei giudici contro la destra"
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Polemiche da sinistra per alcune parole di Federico Mollicone, Fdi, che ha rilasciato un'intervista a tema strage di Bologna. Il presidente della commissione Cultura della Camera, parlando con La Stampa, ha toccato la fase processuale che è seguita al massacro del 2 agosto del 1980 e non solo. «Non possiamo accettare come dogmi - ha detto - sentenze che non stanno rispettando le garanzie di un giusto processo». E ancora: «È ora di farla finita con questa ipocrisia». Prima Mollicone aveva fatto più di una premessa. Anzitutto aveva stigmatizzato l'associazione fatta dal presidente delle Associazione delle vittime Paolo Bolognesi tra le radici di quella strage e l'attuale governo. «Irricevibile», l'ha definita il parlamentare di Fdi. Poi uno dei passaggi più contestati: «L'obiettivo di parte della magistratura fosse quello di accreditare il teorema per cui nel Dopoguerra gli Usa, con la loggia P2, il neofascismo e perfino il Msi avrebbero, con la strategia della tensione e le stragi, condizionato la storia repubblicana». Per Mollicone «bisogna capire se le sentenze» abbiano rispettato o meno «le garanzie processuali». Il presidente della commissione Cultura, qualche giorno fa, aveva annunciato la presentazione di un'interrogazione sui «molti interrogativi». Quelli che ancora esisterebbero sul 2 agosto del 1980. Dalla «presenza a Bologna del terrorista tedesco delle Cellule rivoluzionarie legato al gruppo Carlo» ai «legami» tra il giudice istruttore Aldo Gentile e Abu Anzeh Saleh, cioè il leader del Fronte popolare per la Palestina dei tempi. E così, ancora, fino ad arrivare alla questione del «fantomatico tumore» di Massimo Sparti, un testimone chiave contro Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, due dei condannati per la strage, e ad altri punti che il deputato di Fratelli d'Italia ritiene tuttora da chiarire «nonostante 44 anni di indagini, procedimenti penali e processi». Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri e coordinatore della direzione nazionale di Fdi, ha fatto sapere di non condividere le argomentazioni di Mollicone. Ma Cirielli ha comunque difeso «l'amico» e il «collega» dalle richieste di sanzioni o dimissioni provenienti da sinistra. Sì, perché nel frattempo Pd e compagni si erano scatenati contro il meloniano. La segretaria Elly Schlein ha subito chiesto alla premier di prendere le distanze. Per la leader dem Mollicone è «inadeguato». Più diretto il leader di Sinistra italiana Nicola Fratoianni: «Vada via». Critico anche Giuseppe Conte. Andrea De Maria, parlamentare dem, ha domandato alla presidente del Consiglio di smentire le parole rilasciate dal meloniano. Raffaella Paita, senatrice d'Iv, ha definito quelli dell'esponente di destra «strampalati argomenti». Il Movimento 5S ha provato a sostenere che Fdi non si sia mai davvero «emancipata dal passato». Carlo Calenda vorrebbe un freno alla «retorica» da «missini di serie C». L'ex presidente di Regione e attuale parlamentare europeo dem Stefano Bonaccini ha richiesto alla Meloni la cacciata di Mollicone. E Piero Fassino ha parlato di «negazionismo inaccettabile». C'è anche chi ha dato ragione al presidente della commissione Cultura.

Per Pietro Sansonetti, direttore dell'Unità, la sentenza sulla strage di Bologna «è una sentenza politica, senza prove». E quindi Mollicone «ha ragione da vendere». «Mambro e Fioravanti - ha aggiunto il giornalista - sono innocenti».

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