New York È sempre più profonda la spaccatura tra il presidente americano Donald Trump e l'Fbi. Il tycoon dribbla il rinnovato dibattito sulle armi dopo l'ennesima strage negli Stati Uniti e gli ultimi sviluppi sul Russiagate, e se la prende con il Bureau per aver ignorato gli avvertimenti che avrebbero potuto evitare il massacro compiuto dal 19enne Nikolas Cruz nel liceo di Parkland, in Florida, dove sono morte 17 persone. «É molto triste che l'Fbi non abbia colto i segnali che riguardavano il killer. Questo non è accettabile», tuona il Commander in Chief su Twitter. L'agenzia «sta trascorrendo troppo tempo nel tentativo di dimostrare la collusione russa con la campagna di Trump. Non c'è nessuna collusione. Ricominci daccapo e ci renda tutti orgogliosi», aggiunge.
L'Fbi ha ammesso di aver lasciato cadere per ben due volte le segnalazioni sul conto del ragazzo, l'ultima il 5 gennaio scorso. Fatto per cui il governatore della Florida Rick Scott ha chiesto le dimissioni del direttore, Christopher Wray. E che ha spinto il ministro della giustizia Jeff Sessions a chiedere una revisione su come il suo Dipartimento e il Bureau rispondono alle indicazioni di potenziali violenze: «Diventerà una priorità assoluta». Trump, da parte sua, collega il fallimento dell'Fbi al tempo trascorso dagli agenti sulle indagini per il Russiagate. Nella raffica di tweet mattutini, il presidente ribadisce anche la sua posizione sulle presunte interferenze russe nelle elezioni del 2016, dopo che il procuratore speciale Robert Mueller ha incriminato 13 cittadini e tre entità legate a Mosca. «Non ho mai detto che la Russia non si sia intromessa nelle elezioni - spiega - ho detto potrebbe essere la Russia o la Cina o qualsiasi altro Paese o gruppo, o potrebbe essere un genio di 180 chili seduto a letto giocando al computer». «La truffa russa è stata far credere che la campagna di Trump fosse collegata con la Russia: non lo era!», attacca ancora, sottolineando che «se l'obiettivo del Cremlino era seminare zizzania e caos negli Usa ci sono riusciti oltre le loro più rosee aspettative». «Se la stanno ridendo - prosegue - America fatti furba!». E non dimentica di bacchettare il suo consigliere per la sicurezza nazionale, secondo cui l'accusa dei 13 russi incriminati è una prova «incontrovertibile» della interferenze: «Il generale McMaster ha dimenticato di dire che i risultati delle elezioni del 2016 non sono stati influenzati o modificati e che l'unicoa collusione è tra la Russia e la corrotta Hillary, il Dnc e i democratici».
Intanto, in Florida, gli studenti del liceo di Parkland hanno urlato la loro rabbia contro Trump e i politici che accettano finanziamenti dalla National Rifle Association (Nra), la potente lobby delle armi. Il tutto poche ore dopo la visita del presidente e della first lady Melania ad alcuni feriti nella contea di Broward. «Dovete vergognarvi», urla Emma Gonzalez, studentessa del Marjory Stoneman Douglas High School sopravvissuta alla strage. «Se il presidente viene a dirmi che si è trattato di una tragedia terribile io gli chiedo quanti soldi riceve dall'Nra - chiosa - Anzi, non importa, perché lo so già, 30 milioni di dollari».
E mentre si prepara una grande marcia contro le armi a Washington il 24 marzo i detrattori del tycoon continuano ad attaccarlo anche per aver cancellato la normativa voluta da Obama dopo il massacro alla scuola Sandy Hook in Connecticut nel 2012, per impedire ai malati mentali di entrare in possesso di un'arma.
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