Nel «Grande Gioco» (e tragico) della Guerra Fredda, con i suoi conflitti per procura, gli attentati terroristici, le alleanze variabili tra servizi di intelligence, gli accordi inconfessabili (i 'lodi'), poteva accadere che uno dei nemici pubblici numero uno del Blocco occidentale venisse «salvato» dalla Cia. Si parla di Carlos, lo Sciacallo, al secolo Ilich Ramírez Sánchez, il cui nome è comparso a suo tempo tra quelli dei possibili protagonisti della pista alternativa per la Strage di Bologna del 2 agosto 1980: la pista Palestinese. Lo stesso Carlos che, in un'intervista del 2005 rilasciata al Corriere della Sera dal carcere francese nel quale sta scontando vari ergastoli, escluse la pista neofascista legata a Francesca Mambro e Valerio Fioravanti e puntò il dito altrove: «A Bologna a colpire furono Cia e Mossad». Eppure, «La Cia cospirò per salvare un terrorista» è il titolo di un articolo del Washington Post pubblicato il 23 settembre del 1980 e contenuto in un «record» della Central Intelligence Agency, reso pubblico nell'ottobre del 2010 in versione «sanificata». Si immagina di eventuali note e riferimenti ancora secretati. L'articolo contenuto nel record, visionato dal Giornale, fa riferimento a «documenti top secret della Cia e del dipartimento di Stato» per ricostruire la carriera sanguinosa (fino a quel momento) di Carlos. Fino al passaggio che vale il titolo: «Secondo un documento top secret basato su file interni della Cia, Carlos venne risparmiato quando la Cia avvertì il governo francese del suo proposto assassinio, e alle nazioni Condor venne intimato di cancellare il piano per il suo omicidio». Il periodo temporale è la fine del 1974, il riferimento è al consorzio di sei nazioni sudamericane (tra queste Bolivia, Cile e Uruguay) all'epoca rette da dittature, che volevano eliminare Carlos per una serie di attentati ai loro danni in Europa e Medio Oriente. Secondo l'autore dell'articolo, la Cia suggerì di risparmiare lo Sciacallo per una sorta di «preoccupazione mafiosa»: la sua morte avrebbe provocato il caos nel torbido mondo del terrorismo internazionale. Un'altra «fonte» però suggeriva come «possibilità» che Carlos fosse un «informatore della Cia» e che l'agenzia stesse "semplicemente proteggendo uno dei suoi». L'articolo - siamo nel settembre del 1980 - si chiude con l'ipotesi che Carlos, nel frattempo scomparso dalla circolazione dopo un fallito tentativo di arresto in Francia, fosse riparato in Libia, sotto la protezione del colonnello Gheddafi o che, «secondo la comunità internazionale di intelligence», fosse «morto». Qualche anno dopo, il 1986, la tesi della morte di Carlos venne avvalorata anche dal giornale israeliano Davar, che citando un ex alto ufficiale dei servizi di intelligence israeliani sosteneva che il terrorista era stato ucciso proprio dai suoi 'protettori' libici.
Nelle scorse settimane, il Giornale ha inviato al quartier generale della Cia, a Langley, in base alla legge Usa sulla Libertà di Informazione (Foia), una richiesta di desecretazione di eventuali «assessment» dell'agenzia sulla Pista Palestinese per la strage di Bologna. La richiesta è stata declinata.
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