"Strappo" di Meloni ma niente abiure: messaggio di Roma all'Aia

Prima divergenza esplicita con von der Leyen. Il governo non vuole rinnegare gli accordi del 1998

"Strappo" di Meloni ma niente abiure: messaggio di Roma all'Aia
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Ottanta meno uno: l'Italia non firma la dichiarazione congiunta di 79 paesi in difesa della Corte penale internazionale, contro le sanzioni decise da Donald Trump.

L'ordine esecutivo contro il tribunale dell'Aia, firmato nella notte dal presidente Usa, divide il governo italiano dall'Unione europea, che con Ursula von der Leyen e con il presidente del Consiglio europeo Costa condannano apertamente la decisione trumpiana che «mina la giustizia internazionale nel suo complesso».

Si tratta della prima esplicita divergenza politica tra Giorgia Meloni e la presidente della Commissione europea, molto attenta in questo suo secondo mandato all'alleanza oggettiva con la premier che guida uno dei governi più stabili tra i big della Ue.

Ma l'esecutivo guidato da Giorgia Meloni, che con la Cpi aveva già un conto aperto per il caso Almasri per l'ordine internazionale di arresto del libico, capo della polizia e responsabile dei lager di migranti, emesso in coincidenza col suo arrivo in Italia, si sfila dalla riprovazione internazionale per l'iniziativa Usa e si posiziona più in sintonia con l'altra sponda dell'Atlantico. Anzi, in qualche modo la precede: già giovedì, quando è arrivata la notizia della denuncia di un cittadino sudanese, già vittima delle torture e vessazioni di Almasri in Libia, contro il governo di Roma presso la Corte dell'Aia per il mancato arresto del personaggio, i toni si sono alzati: «Forse bisogna aprire un'inchiesta sulla Corte penale internazionale e chiedere chiarimenti su come si è comportata», dice da Israele, dove si trovava per la missione Food for Gaza, il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Che ieri mattina, in un colloquio con La Stampa, spiegava: «Con la Cpi vale quel che vale per l'Europa: non è che se sei europeista devi essere sempre d'accordo con tutto. Criticare non significa porsi contro le istituzioni. Trovo inoltre del tutto legittimo contestare certi atteggiamenti della Corte che ha preso decisioni politiche. Le istituzioni sono fatte di uomini, e se obietto per esempio che l'Onu si è mossa in ritardo sull'Ucraina non sto affatto contestando la funzione delle Nazioni Unite».

Critica dura per atti e scelte politiche della Cpi, da un lato. Senza per questo annunciare l'abiura degli accordi di Roma alla base dello statuto del tribunale dell'Aia. Il vicepremier Matteo Salvini plaude al collega Tajani («Condivido le sue parole: anziché indagare la Cpi dovrebbe essere indagata») ed esprime senza remore il suo plauso per l'iniziativa di Trump, con cui è prodigo di encomi entusiastici: «L'unico leader in grado di portare la pace» nel mondo.

Per le opposizioni di centrosinistra la responsabilità dello «scontro senza precedenti con la Corte» è tutta delle scelte del governo che «Meloni non ha avuto il coraggio di spiegare», dice Elly Schlein. Per Ivan Scalfarotto di Iv è «Molto grave che l'Italia non firmi la dichiarazione contro le sanzioni Usa.

Si può legittimamente dissentire dalle decisioni prese all'Aia», ferma restando «la difesa del diritto internazionale». Mentre il gruppo Avs di Ilaria Salis, al Parlamento europeo, reclama un dibattito sulla «difesa della Cpi» che si terrà a Strasburgo la settimana prossima.

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