"Su Beirut forse missile o razzo" Hezbollah: "Al molo niente armi"

Dopo l'esplosione non si placa la rabbia dei libanesi contro le autorità: scontri in strada. E si teme una crisi alimentare

"Su Beirut forse missile o razzo" Hezbollah: "Al molo niente armi"

Quattro giorni dopo l'Apocalisse, Beirut ancora piange i suoi morti e lo sfregio violento subito dalla città. I libanesi compatti vogliono giustizia, capire cosa è successo, e chi sono i responsabili della devastante esplosione che ha causato finora 158 morti. Il presidente libanese Michel Aoun ha parlato ieri. Ha accennato alla possibilità che questa tragedia sia stata causata da un «intervento esterno», da un missile o una bomba. Durante una discussione al palazzo presidenziale di Baabda con i giornalisti, Aoun ha ricordato di aver chiesto al presidente francese, Emmanuel Macron, che era in visita a Beirut il giorno prima, di fornirgli immagini satellitari della scena dell'esplosione. Aoun ha però puntualizzato che «le richieste di un'indagine internazionale sulla questione del porto ha lo scopo di annegare la verità». «I responsabili grandi o piccoli - ha assicurato - saranno processati». «Sento il dolore della gente», ha poi aggiunto. Su una possibile «internazionalizzazione» del dossier libanese, è stato invece netto: nessun attacco alla sovranità del Paese può essere tollerato. Riguardo alla formazione di un governo di unità nazionale, Aoun ha infine sottolineato che questa iniziativa potrà avvenire solo in «condizioni favorevoli».

Ma ieri anche il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha fatto sentire la sua voce. Ha negato categoricamente che il partito sciita avesse un «magazzino di armi» nel porto di Beirut. «Alcuni hanno detto che Hezbollah ha una responsabilità perché controlla il porto. Anche questa è una bugia - ha precisato -. Conosciamo il porto di Haifa meglio di quello di Beirut per l'equilibrio del terrore con il nemico israeliano». «Deve essere condotta un'indagine trasparente ed equa per determinare le responsabilità di ciascuno e i colpevoli dovranno essere giudicati», ha intimato. «Non bisogna politicizzare le indagini - ha poi sottolineato - non è il momento per il regolamento dei conti. Il paese ha bisogno di calma e solidarietà».

Nel frattempo le tensioni rischiano di esplodere anche sul confine con Israele. L'esercito israeliano ha annunciato ieri di aver abbattuto un drone che durante la notte ha attraversato il confine con il Libano, nella zona strategica del Monte Hermon, lungo la linea blu, posto sotto pesante presenza militare dopo i recenti scontri delle scorse settimane. «Le truppe stanno conducendo ricerche nell'area, nessuna violazione della sovranità israeliana sarà tollerata», ha affermato l'esercito israeliano. Tsahal aveva già dispiegato a luglio nuovi rinforzi lungo il suo confine settentrionale, al crocevia di Libano e Siria. Continuano nel frattempo a circolare voci sulla possibilità del coinvolgimento di Tel Aviv in questa tragedia al cuore della capitale libanese. Ma lo Stato ebraico da parte sua ha confutato ogni sua implicazione, sin dalle prime ore dopo la tragedia.

La furia e la rabbia dei libanesi contro l'incompetenza e la corruzione delle autorità è tornata a farsi sentire giovedì notte a Beirut. Centinaia di manifestanti si sono scontrati con le forze di sicurezza. Gli agenti hanno lanciato gas lacrimogeni sulla folla accalcata vicino al parlamento. E come se non bastasse incombe un'altra emergenza.

Il Libano importa la maggior parte del suo cibo. Poiché grandi quantità di grano immagazzinate nel porto sono state distrutte, si teme che il Paese dovrà affrontare una devastante crisi alimentare. Anche il futuro del porto stesso è in dubbio.

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