"Su di me falsità infamanti. Ora partono le denunce"

De Angelis, dimissionario dalla Regione Lazio, rifiuta l'accusa di un post inneggiante a Himmler

"Su di me falsità infamanti. Ora partono le denunce"
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La consapevolezza di essere finito all'interno di un meccanismo di lotta politica senza esclusioni di colpi. Il dolore per essere diventato lo strumento attraverso cui creare imbarazzo a Francesco Rocca, il presidente della Regione Lazio a cui è legato da un rapporto di stima e amicizia e che ha accompagnato negli anni della sua presidenza della Croce Rossa. La necessità di preservare le istituzioni, ma anche i suoi cari, «non sono un mostro, devo difendere la mia famiglia» spiega. Il pentimento per le frasi antisemite contenute all'interno di una canzone scritta alcuni decenni fa.

Sono ore di riflessione e sofferenza per Marcello De Angelis, dopo le dimissioni da responsabile comunicazione della Regione Lazio. Il capitolo Pisana è ormai chiuso, ma c'è una accusa definita «infamante» e riferita al presente che non vuole lasciare scorrere senza reagire: quella di aver pubblicato il 21 dicembre un post con un bicchiere di vino bianco accanto a un candelabro di terracotta, con un messaggio di auguri: «Meglio accendere una candela che maledire l'oscurità. Buona fine e buon inizio». Un candelabro che secondo alcuni esponenti di centrosinistra avrebbe rappresentato il «candelabro Yule» amato da Himmler, nell'ambito del recupero delle tradizioni pagane e germaniche. Una tesi che Marcello De Angelis, il giorno dopo l'annuncio delle sue dimissioni da responsabile comunicazione della Regione Lazio, respinge al mittente, sottolineandone l'assurdità e annunciando querele. «L'accusa di aver pubblicato nel dicembre 2022 un post antisemita, addirittura inneggiante a Himmler e all'Olocausto (!) è falsa e diffamatoria: il messaggio di auguri - è meglio accendere una candela che maledire l'oscurità- è una citazione attribuita a Eleanor Roosevelt, ispiratrice dell'organizzazione delle nazioni unite e della dichiarazione universale dei diritti umani e a Peter Benenson, fondatore di Amnesty international. Ho dato mandato ai miei legali di procedere in via giudiziaria contro chiunque abbia formulato questa infamante accusa contro di me».

Il passo indietro di De Angelis è arrivato a sorpresa, a pochi giorni dalla riunione del consiglio regionale in cui si sarebbe dovuto discutere della sua vicenda. Il giornalista, già senatore di An, deputato del Popolo della Libertà e direttore del Secolo d'Italia dal 2011 al 2014, ha spiegato la scelta scrivendo: «Non posso consentire che le mie responsabilità passate possano infangare od offuscare lo straordinario lavoro che tante persone migliori di me stanno compiendo». Poi rispetto al post sulla strage di Bologna, De Angelis ha rivendicato «il diritto al dubbio e al dissenso anche se non posso negare di essermi espresso in modo inappropriato e per questo ho chiesto scusa». Infine sul testo della canzone Settembre nero in cui compaiono frasi antisemite, De Angelis definisce quei versi come «un messaggio di odio insensato nei confronti di esseri umani senza colpa molti dei quali oggi sono miei amici». Canzone rispetto alla quale aveva anche detto: «Sono consapevole che quel testo possa provocare ancora oggi offese e sofferenza. Non posso purtroppo tornare indietro e cancellare il passato. Posso solo impegnarmi ogni giorno per riparare».

Sullo sfondo, se alla Regione Lazio cala il sipario sul caso De Angelis, il gruppo consiliare dei pentastellati perde pezzi. Roberta Della Casa e Marco Colarossi hanno infatti ufficializzato la loro adesione a Forza Italia.

Addii pesanti per il Movimento che aveva già perso la candidata presidente Donatella Bianchi, eletta in Consiglio e poi dimessasi già prima dell'insediamento. Una situazione esplosiva che potrebbe allargarsi ad altri partiti e preludere ad altri cambi di casacca.

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