Da oggi niente Auditel per due settimane. È la prima volta dall'inizio della rilevazione dei dati di ascolto. La società dovrà rifare il campione statistico. Infatti è venuto meno un requisito fondamentale: la assoluta segretezza dei telespettatori componenti il «panel» da cui dipendono miliardi di investimenti pubblicitari. L'operazione è dunque necessaria per fugare ogni dubbio sulla possibilità che i risultati siano inquinati. In realtà non è uno stop totale. I rilevamenti proseguiranno ma saranno resi noti solo alle emittenti televisive. Le star del video tirano un (breve) sospiro di sollievo. Carlo Conti sogna un Sanremo senza stress: «Sarebbe meraviglioso». Corrado Formigli giura che nulla cambia. Giancarlo Leone, direttore di Raiuno, provoca: «Ora i media non avranno niente da scrivere». Insomma, la notizia è stata presa con una certa flemma. C'è da capire i divi. Niente crolli nervosi alle dieci del mattino quando i blog diffondono gli ascolti da cui si apprende, ad esempio, che gli «attesi» talk show del martedì sera (Giannini e Floris) sono stati battuti prima da Rambo e ora da La strada dei miracoli di Safiria Leccese. Dal punto di vista economico l'ipotesi non regge ma proviamo a immaginare: come sarebbe la tv senza un sistema di rilevamento, migliore o peggiore? Il pubblico non premia sempre la qualità e la quantità non riflette il gradimento. Vero, tuttavia... Spesso chi invoca più qualità (e meno «tirannia» degli ascolti) sembra credere che essa risieda nel «tema» di un programma e non nel «come» si realizza.
I seguaci del modello BBC, in voga soprattutto tra coloro che non hanno mai visto la BBC, potrebbero proporre in prima serata documentari sulle formiche rosse o rassegne di cinema orientale in lingua originale (sottotitoli in inglese). Via i varietà, via i reality, via i talent. A questo punto, però, potremmo scoprire che in alcuni varietà, reality o talent c'erano meno informazioni ma più intelligenza rispetto ai documentari sulle formiche rosse.
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