C'è uno strano silenzio tra le montagne della valle Maira. Che poi strano è solo perché al silenzio, confinamento a parte, non siamo più abituati. È un silenzio totale, assoluto, uno di quei silenzi dove senti le foglie dei castagni e dei faggi che si toccano mosse dal vento, silenzi in cui volatili di ogni genere fanno da unica colonna sonora, alternandosi tutt'al più al rumore dell'acqua che ravviva i torrenti e null'altro.
È il silenzio di una vallata di seducente, intatta bellezza, che sale tortuosa e stretta dalla pianura all'altezza di Dronero, a una ventina di chilometri da Cuneo, e si insinua nelle Alpi occidentali piemontesi, fino al confine con la Francia. Una valle profonda quasi quarantacinque chilometri e abitata stabilmente da un migliaio di persone divise in una mezza dozzina di paesi da cento abitanti a dir tanto. Una valle dal fascino austero, con montagne scoscese, pascoli che spuntano a sorpresa tra boschi verdi e fitti, con un ricco e denso sottobosco, campanili romanici che svettano su borgate quasi disabitate; una valle poco turistica, senza sfilate di seconde case chiuse undici mesi l'anno e alberghi fuori scala pensati per sciatori invernali che non ci sono perché non ci sono piste. Una valle che si può percorrere interamente a piedi, grazie al tracciato che va sotto il nome di Percorsi Occitani.
Più che un Cammino come lo si intende oggi, è un circuito escursionistico di montagna, organizzato però esattamente come un lungo cammino di 14 giorni, con posti tappa che non sono rudi rifugi alpini, ma sistemazioni di ogni tipo, dalla camerata nella locanda di paese all'hotel ecologico con ottima cucina, dalla scuola risistemata per l'accoglienza all'albergo diffuso che rianima borghi altrimenti spenti.
I Percorsi Occitani sono un caso di sviluppo turistico da studiare. Alla fine degli anni '90 la valle sembrava non aver alternative a un ultimo definitivo spopolamento dopo quello del boom industriale, quando si partiva verso Torino e le fabbriche. Per evitarlo, il presidente dell'allora Comunità Montana e un manipolo di volenterosi pensarono di giocare il tutto per tutto riproponendo nella loro amata valle il modello francese delle Grand Randonnée, i grandi itinerari a piedi che punteggiavano le Alpi di Francia. Decisero così di allestire un cammino che facesse il periplo della valle, risistemando strade e stradine, aprendo canoniche per fare ospitalità, allestendo stanze nelle scuole ormai svuotate dagli studenti, definendo un percorso che invitasse alla viandanza più che alla scalata alpina, adatto a tutti purché dotati di buona gamba e capacità di adattamento. Di questi tempi tutti camminano, ma vent'anni fa era quasi da visionari pensare a un'offerta turistica di questo tipo per riattivare una vallata periferica. Invece ha funzionato. I turisti soprattutto di lingua tedesca arrivano durante tutto l'anno e così sono nate una trentina di strutture che si sono consorziate ed offrono mezza pensione e ospitalità genuina ai camminatori.
La Valle Maira è una valle chiusa, non è mai stata una terra di passaggio neanche quando si andava a dorso di mulo, arrivavano giusto i contrabbandieri di sale e i venditori di acciughe, dunque non c'era un antico tracciato da valorizzare, solo i sentieri dei contadini, una rete fitta di antiche mulattiere che per secoli collegava tra loro le tante borgate. E proprio quei sentieri, ben segnalati e amorevolmente curati, alle volte ripidi, altre assai semplici, sempre incredibilmente panoramici, mai affollati, spesso piacevolmente ombreggiati, sono diventati il cuore dei Percorsi Occitani. Un circuito escursionistico in 14 tappe che parte dalla pianura di Villar San Costanzo fin in quota passando per Elva, Chiappera e Acceglio fino ad arrivare quasi a tremila, praticamente al confine con la Francia, e poi scendendo nuovamente verso valle, sull'altro versante, passando da Chialvetta, Marmora e Celle Macra e poi Dronero. In totale quasi 180 chilometri, tra i 600 metri e i 2.700 di altitudine, ma non è per forza necessario salire così in alto: a ogni tappa ci sono varianti che collegano i due versanti e permettono di fare un cammino meno faticoso.
I Percorsi si chiamano Occitani perché queste del Piemonte sud-occidentale sono vallate di cultura occitana, dove si parla il provenzale alpino e dove con orgoglio qualcuno espone la bandiera rossa con la croce occitana gialla. Ma l'esotismo termina qui, chi viene lo fa non perché attratto da una minoranza linguistica come se visitasse una riserva indiana, ma soprattutto perché la Valle Maira rappresenta le Alpi così come erano cinquant'anni fa, particolarmente intatte, quasi selvagge. Così quando percorri alcune delle tappe sgravato dal peso dello zaino perché esiste un efficientissimo ed essenziale servizio di Sherpa bus che trasporta i bagagli da un posto tappa al successivo ti rendi conto che fisicamente vai avanti nello spazio tra profumi di timo e santoreggia, ma mentalmente torni indietro nel tempo, all'epoca in cui i contadini percorrevano i sentieri per salire ad un alpeggio durante la bella stagione e per scendere al paese. In borgate remote come Elva, Comune diffuso di 90 abitanti che si trova a 1.
600 metri d'altitudine, questi sentieri a fine autunno venivano inforcati dai capifamiglia che intraprendevano il proprio viaggio per tutto il Nord Italia in cerca di chiome femminili da tagliare in cambio di qualche spiccio. Una volta a casa, sarebbero diventate parrucche per l'alta società europea. E quando gli uomini partivano su tutta la valle calava il silenzio. Lo stesso di oggi.
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