Suicida per colpa del Fisco. Ma la Camera boccia la legge

Bocciato l'emendamento per aiutare le commercialiste. La proposta era nata dopo il suicidio di una professionista, gettatasi dal balcone al nono mese di gravidanza

Suicida per colpa del Fisco. Ma la Camera boccia la legge

Chi legge questo giornale, conosce la storia. Elena - il nome è di fantasia - è una commercialista piena di lavoro, un po’ come molti. Solo che lei, incinta al nono mese di gravidanza, non ce la fa più. Troppe scadenze, troppe responsabilità, il rischio di dover pagare in caso di eventuali ritardi. E così si getta dal balcone della sua casa di Torino. “Mia moglie amava tantissimo il suo lavoro - racconta il marito - Lo faceva con passione, ma l’ha distrutta”.

La drammatica vicenda, che risale a sei mesi fa, all’inizio del 2022, provocò un’ondata di indignazione. Molte professioniste hanno denunciato a Fiscal Focus e sui social di essersi trovate nella stessa identica situazione. Commercialiste costrette a pensare alla scadenza fiscale durante la corsa in ospedale. Mamme che “allattavo la bimba e chiudevo i bilanci”. O ancora chi s’è sentita chiamare dall’Agenzia delle Entrate per non essersi presentata al contraddittorio mentre era in sala parto con le contrazioni. “A me si sono rotte le acque in studio - raccontava Deborah - e ho completato ciò che era in scadenza prima di correre in ospedale e partorire in 15 minuti”.

Il problema ruota tutto attorno alle scadenze fiscali, non rinviabili. Se il commercialista ritarda, a rimetterci sono i clienti. E magari il commercialista stesso. Così le professioniste con un portafoglio clienti sono quasi impossibilitate a prendersi quei “mesi di maternità” di cui tante donne lavoratrici, dipendenti, possono godere. Nei mesi scorsi una norma è intervenuta per tutelare la malattia dei professionisti, ma non esiste ancora una legge che permetta ad una commercialista di dire al Fisco: “Cara Agenzia delle Entrate, sto per partorire: tutte le mie scadenze le rimandiamo quando tornerò al lavoro”.

Per modificare la legislazione vigente, gli onorevoli Ravetto (Lega), Bignami (FdI) e Angiola (Azione) hanno presentato degli emendamenti al dl Semplificazioni in discussione alla Camera. Il testo presentato da Azione era semplice e puntava a garantire - in caso di inadempienza di un obbligo verso la pubblica amministrazione - che nelle 14 settimane pre e nelle 14 settimane post parto “nessuna responsabilità” possa essere imputata alla professionista o al suo cliente. In sostanza: in caso di "obblighi di natura tributaria, contributiva, assicurativa, previdenziale, di accertamento e giudiziaria”, la commercialista non rischia di rimetterci se si concentra sulla gravidanza. Piccolo problema: la Camera ha respinto gli emendamenti, dichiarandoli inammissibili. Si potrebbe obiettare che in un dl dal titolo “Misure urgenti in materia di semplificazioni fiscali” la norma per semplificare il Fisco delle “mamme commercialiste” qualcosa potrebbe entrarci eccome. E infatti l’onorevole Angiola ha provato a presentare ricorso: visto che il dl “reca importanti disposizioni per la semplificazione del sistema degli adempimenti fiscali”, visto che gli “obiettivi generali” sono in linea col decreto, perché non ammettere la norma?

“L’emendamento - scrive Angiola nel ricorso - è finalizzato a sospendere la decorrenza dei termini relativi ad adempimenti tributari a carico della libera professionista in caso di gravidanza. La complessità del sistema fiscale italiano (che il decreto legge in esame punta a semplificare) fa sì che alle professioniste attualmente non siano consentite interruzioni di attività neppure in gravidanza o durante la maternità a fronte di enormi responsabilità, sia sotto il profilo professionale che strettamente civile”. Posticipare le scadenze imposte dalla Pa in caso di parto senza incorrere in sanzioni sarebbe “una tutela” non solo per la commercialista, ma anche per i clienti “in un’ottica di semplificazione del rapporto Fisco-contribuente”. Che poi sarebbe l’obiettivo del decreto Semplificazioni.

Risultato? Niente da fare. Emandamento bocciato.

“Ripresenterò analogo emendamento nel primo provvedimento utile”, assicura Angiola che depositerà anche una proposta di legge ad hoc. Intanto, però, le tante “Elena” d’Italia dovranno arrangiarsi. E partorire pensando alle scadenze fiscali.

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