Nel mercato aperto da Conte in Parlamento ci sono già due poltrone in offerta. Il premier le ha sapientemente messe sul piatto ieri alla Camera davanti a tutti i potenziali «volenterosi» (leggi: voltagabbana) che aspirano a rispondere all'invito di entrare nella maggioranza di governo per salvarlo. Ovviamente, non gratis. Quello che finora era mancato nel suk messo in piedi da Palazzo Chigi, a causa della rapidità con cui si è sviluppata la crisi, era appunto il «cammello», il premio materiale per i soccorritori. Le promesse messe in campo dagli emissari del premier finora erano state considerate troppo generiche come ricompensa in cambio di un voto di fiducia. Ora il premier ne ha offerte due: «Viste le nuove sfide e anche gli impegni internazionali, non intendo mantenere la delega all'Agricoltura se non lo stretto necessario e mi avvarrò anche della facoltà di designare un'autorità delegata per l'intelligence di mia fiducia». Il ministero dell'Agricoltura e la delega sui Servizi segreti, due caselle importanti che possono saziare molti appetiti. Quanto al primo, lasciato vacante dalla renziana Bellanova e preso ad interim dallo stesso Conte, si tratta di un ministero con portafoglio che gestisce enormi risorse finanziarie e a cui fanno capo molti interessi, soprattutto al Sud. Un posto di potere che sembra già disegnato su misura per i cosiddetti responsabili. Nel totoministri che si è già messo in moto gira il nome di Saverio De Bonis, agricoltore e sindacalista pugliese eletto con il M5s ma poi uscito per finire nel Maie, il movimento degli italiani all'estero presente nel Misto e epicentro dei «volenterosi» in corsa per un posto di governo o sottogoverno. De Bonis è anche presidente di un'associazione di produttori di pasta, GranoSalus, oltrechè membro della commissione Agricoltura alla Camera. L'ex grillino si sta dando molto da fare per portare voti oggi al Senato, ed è sicuro che «arriveranno i voti sufficienti in una maggioranza semplice di 158 voti per superare questa fase critica» e che nascerà una «quarta gamba riempita da nuovi volenterosi, che in parte arriveranno da Italia viva. Quanto al suo nome per l'Agricoltura non si sbilancia ma dice: «Io sono al servizio dello Stato». L'autorità sui servizi invece potrebbe entrare nell'orbita del Pd, i nomi in quota sono quelli di Graziano Delrio, capogruppo dem alla Camera, e quelli degli ex ministri Minniti e Pinotti (ma si fa anche quello di Lorenzo Guerini, attuale ministro della Difesa). In caso di rimpasto si rimetterebbero in gioco anche altre poltrone. Di sicuro c'è da assegnare l'altro ministero lasciato dai renziani, quello della Famiglia.
E qui le voci insistenti è che sia destinato all'Udc, se i centristi si convinceranno a mollare il centrodestra e cederanno alle sirene governative. La senatrice Udc Paola Binetti non esclude un sostegno futuro al governo Conte ma esclude di fare lei il ministro. Ma un volontario lo si troverebbe senza troppa fatica.
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