Sul passaporto vaccinale estensione troppo timida. Restano le contraddizioni

Obbligatorio per i clienti di molti esercizi, non per chi ci lavora. E ai deputati non serve

Sul passaporto vaccinale estensione troppo timida. Restano le contraddizioni

È rinviata alla prossima settimana l'estensione del green pass per il personale delle attività dove il certificato è obbligatorio per i clienti. Ma le contraddizioni dello strumento su cui il governo punta prima di arrivare alla scelta - annunciata da Draghi - dell'obbligo vaccinale restano e infiammano lo scontro politico, con Fdi e Lega contro l'estensione. L'ultima, quella contenuta nella bozza del decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri, vale per il personale esterno della scuola e dell'università. Come per esempio gli addetti alle pulizie o i cuochi delle mense. Ma non vale ancora, per esempio, per quelli dei ristoranti. Così se il green pass ha permesso di abolire il distanziamento sui treni a lunga percorrenza, a teatro e al cinema nonostante l'obbligo del certificato i posti restano ridotti al 50%. Così anche per concerti - massimo 25% al chiuso e 50% all'aperto, non più di 2.500 persone al chiuso e 5mila all'aperto. E si tratta di capienze che rendono quasi insostenibile la produzione degli eventi che vengono cancellati o rinviati.

Disuguaglianze applicative e contraddizioni che alimentano scetticismi e proteste, e che vengono denunciate a ripetizione da Fratelli d'Italia, insieme con i distinguo tra No Vax e No Pass: «È una misura inutile, non sono No Vax ma non sono cretina. Il green pass non ferma il contagio ma introduce surrettiziamente l'obbligo di vaccinazione», attacca Giorgia Meloni.

Del resto l'obbligo del passaporto verde vale per esempio per i treni ad alta velocità, per navi e aerei e per i trasporti interregionali, ma non per salire sugli affollati mezzi pubblici locali, su bus e metropolitane, e nemmeno sui treni regionali dei pendolari. Era stato da subito introdotto per accedere ai ristoranti e per cenare al chiuso, per consumare al tavolo nei bar, per potersi allenare in palestra e in piscina, ma non è stato mai richiesto per i cuochi, per i camerieri che servono i clienti, per i personal trainer e per gli istruttori di nuoto che allenano i giovani per cui è obbligatorio il tampone o il vaccino. E se il documento è necessario per potersi sedere a teatro, non serve per gli addetti della biglietteria.

Green pass obbligatorio anche per studenti e professori nelle aule universitarie ma non per quelle di Montecitorio e di Palazzo Madama, dove i parlamentari possono accedervi senza: il certificato qui non serve per votare, ma deputati e senatori devono mostrarlo per mangiare al ristorante. Non invece alla buvette, dove il consumo è al banco, che viene assimilato a quello dei bar. Discrepanze del Parlamento su cui punta il dito anche Francesco Lollobrigida, Fdi: «Riteniamo che il green pass sia uno strumento inutile. Ma abbiamo chiesto che le stesse regole imposte ai cittadini valessero per i parlamentari. Ancora oggi nell'aula della Camera che ne contiene centinaia si potrà accedere senza».

Sulle storture del green pass applicato al mondo dello spettacolo, stretto tra l'obbligo di passaporto vaccinale e limiti di capienza che sono rimasti invariati, ieri anche il ministro Dario Franceschini ha scritto al premier Draghi e al ministro della Salute Roberto Speranza: «Vi chiedo di valutare la possibilità di regolare l'accesso a cinema, teatri e sale da concerto e la partecipazione a spettacoli dal vivo prevedendo, per gli spettatori, il requisito del possesso di green pass valido e, fermo

restando l'obbligo di indossare la mascherina per la durata dell'evento, di considerare altresì la possibilità di rivedere le misure di distanziamento interpersonale, consentendo un più ampio uso delle capienze degli spazi».

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