Troppo presto per sentirsi al sicuro e fare la somma delle risorse che potrebbero arrivare dal soccorso europeo. La posta più importante, quella del Recovery fund potrebbe essere molto inferiore rispetto alle attese. Non i 172 miliardi calcolati sulla base della proposta della Commissione europea, ma 100, come prevedeva la precedente franco tedesca.
Il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri (in foto) si è trovato davanti questa novità poco piacevole ieri, a metà della riunione dell'Ecofin, quando il ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz ha tenuto fermo il punto sull'entità del piano che dovrebbe entrare in vigore con il prossimo ciclo di bilancio europeo, nel 2021. Non i 750 miliardi messi nero su bianco dall'esecutivo europeo guidato da Ursula von der Leyen, ma i 500 miliardi di euro del piano stilato dalla cancelliera Angela Merkel e dal presidente francese Emanuel Macron. Ma non basta. La Germania, che in questa partita non fa nemmeno parte del partito più rigorista, ha chiesto tempi di restituzione più veloci per la parte di prestito rispetto a quelli ipotizzati dalla Commissione, sicuramente dentro il bilancio 2021-2027. Due elementi che rendono meno conveniente per l'Italia l'adesione al piano di rilancio dell'economia, del quale dovrebbe essere il principale Paese beneficiario. Gualtieri ha fatto trapelare il suo disappunto in una dichiarazione prudente: «L'Italia sostiene un Recovery plan ambizioso e rivolto al futuro. La proposta della Commissione è un compromesso equilibrato e non deve essere ridimensionata. Adesso al lavoro su investimenti e riforme».
La sfida lanciata dalla Germania è più rischiosa del previsto, anche perché è arrivata in coincidenza con una nuova offensiva dei paesi cosiddetti «frugali», Austria e Olanda principalmente, che hanno attaccato il Recovery fund, mettendo in dubbio i criteri di ripartizione delle risorse e tornando a chiedere un piano fatto solo di prestiti e non stanziamenti. In difesa del piano si è speso il vicepresidente esecutivo della Commissione Europea Valdis Dombrovskis.
Il tutto mentre sulla nuova linea di prestiti del Mes per le spese sanitarie è arrivata la conferma che la Grecia non li userà. Ieri il presidente dell'Eurogruppo Mario Centeno ha annunciato le dimissioni dall'organismo europeo e dalla carica di ministro del Portogallo.
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