Summit con vista Ue. E sulla parola "aborto" si accende lo scontro

Il caso sulla bozza delle dichiarazioni finali. Chigi: negoziati in corso, si decide insieme

Summit con vista Ue. E sulla parola "aborto" si accende lo scontro
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A Borgo Egnazia, sedici ettari tra Fasano e Savelletri che sono una via di mezzo tra un paesino-resort e una masseria di lusso, tutto è pronto per il settimo G7 a presidenza italiana, il primo in Puglia. La zona, a metà strada tra Monopoli e Ostuni è off limits già da qualche giorno, un via vai di elicotteri militari e accessi via terra solo per delegazioni e personale autorizzato. Giorgia Meloni, presidente di turno del summit dei Sette grandi, è sul posto ormai da lunedì, per seguire in prima persona preparativi e organizzazione e per limare con gli sherpa italiani gli ultimi dettagli del documento finale. Su cui già ieri si è aperta un'accesa querelle sull'aborto, che è piombata su Borgo Egnazia direttamente da Bruxelles. Non un dettaglio, visto che a suo modo questo è un G7 sui generis, dove ai temi ufficialmente in agenda - dall'Ucraina al Medio Oriente, passando per migrazioni, clima, sviluppo e intelligenza artificiale - si aggiungeranno le inevitabili trattative per i nuovi vertici delle istituzioni comunitarie dopo le elezioni Europee del 6-9 giugno.

Una partita complessa, ancor più complicata dalla vittoria del Rassemblement national di Marine Le Pen in Francia e dalla decisione di Emmanuel Macron di convocare le elezioni legislative il 30 giugno, con ballottaggio il 7 luglio. Appuntamento che - è il dubbio che hanno molti - potrebbe rallentare l'iter per la nomina dei top jobs europei, a partire dall'indicazione del presidente della Commissione Ue. Così fosse, scenderebbero le quotazioni per un bis dell'uscente Ursula von der Leyen e si aprirebbe la strada a un candidato alternativo all'attuale spitzenkandidat. Magari puntando a un candidato, sempre in quota Ppe, più gradito a destra.

Ecco perché potrebbe non essere casuale il fatto che è proprio a Bruxelles che scoppia la grana di un presunto scontro tra gli sherpa delle delegazioni G7 su come trattare il tema dell'aborto nel documento finale che dovrà uscire dal summit pugliese. Prima Euobserver.com e pochi minuti dopo la stampa accreditata presso Commissione e Consiglio Ue, riportano che sarebbe in corso un braccio di ferro sulle conclusioni del vertice di Borgo Egnazia. Su iniziativa del governo italiano - che presiede il summit e quindi deve redigere il documento finale - sarebbe stato infatti eliminato il riferimento al diritto di poter «accedere all'aborto sicuro e legale», un passaggio inserito nella dichiarazione del G7 di Hiroshima dello scorso anno. Mentre Francia e Canada chiedevano di rafforzarlo e usare un linguaggio più esplicito (cambiando il termine «accedere» con l'espressione «preservare e garantire»), l'Italia si sarebbe mossa in direzione opposta. Puntando a lasciare sì il concetto, ma togliendo la parola «aborto». E su questo sarebbe scoppiato il caso. Con un forte irrigidimento della Francia, in buona parte del Canada, ma con grandi perplessità anche di Germania e Stati Uniti (che erano per mantenere lo stesso testo di Hiroshima). Ricostruzioni che a Bruxelles accreditano in molti, ma che Meloni respinge categoricamente. «Nessuno Stato ha chiesto di eliminare il riferimento alle questioni relative all'aborto dalla bozza delle conclusioni del vertice G7, così come riportato da alcuni organi di stampa in una fase in cui le dinamiche negoziali sono ancora in corso», fa sapere Palazzo Chigi. Che aggiunge: «Tutto quello che entrerà nel documento sarà un punto di caduta finale frutto di un negoziato fra i membri G7».

Comunque stiano le cose, è evidente che sul G7 pesa una tensione europea. E non è escluso che lo scontro sull'aborto possa essere una sorta di «danno collaterale». C'è infatti chi spinge per accelerare sulla nomina del presidente della Commissione (il Ppe che punta sul bis di von der Leyen e la Germania di Olaf Scholz) e chi chiede di attendere l'esito del voto in Francia (con l'obbiettivo di logorare Ursula).

E in quest'ultima direzione rema chi a Bruxelles mette in dubbio l'opportunità che von der Leyen partecipi alla riunione dei Ventisette in programma lunedì sera. Dovrebbe esserci in qualità di presidente uscente, ma il fatto che sia anche candidata al bis renderebbe la sua presenza inopportuna.

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