Il super dj accoltellato dal papà ex poliziotto

Joseph Capriati grave dopo la lite col fratello Stressati dalla mancanza di lavoro per Covid

Il super dj accoltellato dal papà ex poliziotto

Joseph Capriati, 33 anni, non è un dj qualsiasi. Nel suo ambiente è considerato fra i «top»; niente a che fare con lo stereotipo del deejay un po' - o un po' tanto - «fumato» o «bevuto». L'unica trasgressione, se così vogliamo definirla, era stata quella di aver cambiato il nome Giuseppe in Joseph: il minimo sindacale per uno che, alla carriera di poliziotto, aveva preferito quella ben più artistica del produttore musicale. Un passato in polizia (penitenziaria) lo ha invece il padre, cioè il sessantenne che ieri gli ha sferrato all'addome una micidiale coltellata. Il giovane è ora gravissimo in ospedale, la prognosi è riservata, ma i medici sperano di salvarlo. Tutta Caserta, la città dov'è nato, fa il tifo per lui, così come le migliaia di fan che da anni seguono le «tracce» di Capriati. «Uno bravo davvero e coi piedi ben piantati per terra», il giudizio unanime dei colleghi e degli addetti ai lavori che mangiano pane e mixer. Joseph è stato quasi ammazzato dal padre dopo una lite scoppiata chissà per quale motivo. Il papà è stato arrestato per tentato omicidio. Il genitore, armato di coltello, pare sia intervenuto per sedare una lite tra Joseph e il fratello, e che il colpo che ha ferito il 33enne sia giunto accidentalmente. E dire che nell'ultima videointervista rilasciata in rete dal dj tutto appariva di una normalità estrema. Capriati aveva spiegato di essere rientrato da Barcellona, dove viveva da tempo, a causa del Covid che aveva bloccato la sua attività di deejay in giro per il mondo. Complici le feste natalizie, Joseph era tornato nella casa di Caserta dove ad attenderlo c'erano la madre, il padre e il fratello. Per prima cosa aveva fatto un bellissimo albero di Natale, impreziosito da un presepe artigianale di scuola napoletana a cui era legatissimo: «Quando avrò un figlio glielo lascerò in eredità», aveva detto. Giuseppe appariva felice, sereno, nonostante avesse dovuto sospendere l'attività per le restrizioni imposte dal coronavirus: «Quando tutto ripartirà sarò più forte di prima, ho portato a Caserta i miei strumenti di lavoro perché non voglio fermarmi». Una carriera cominciata a 18 anni con il primo disco: «Allora erano i tempi del vinile e i dj erano rari, il primo l'avevo visto a 11 anni durante una festa nella base americana vicino casa. Capii che sarebbe stata quella la mia strada». Nel frattempo, su spinta dei genitori, Capriati aveva fatto domanda in Polizia: «Per fortuna venni escluso dal concorso, qualche mese dopo i miei pezzi spopolavano a Ibiza. L'inizio di un'avventura meravigliosa». «Non mollare mai e credere nei propri sogni», è questo il motto postato sulla propria pagina Facebook continuamente da Joseph, che non ha mai perso occasione per lanciare sui social messaggi contro ogni tipo di sballo da movida: «Droga e alcol ti bruciano il cervello, privandoti del piacere di divertirti». Un concetto semplice, ma assai più efficace di tanti pistolotti moralistici. Da poco era uscito il suo nuovo album («Metamorfosi»), avviando una prestigiosa collaborazione con i musicisti napoletani James Senese ed Enzo Avitabile.

New York, Berlino, Amsterdam e Barcellona le piazze più amate da Joseph; di Capriati anche il record di musica senza interruzione per 25 ore 30 minuti conquistato a Miami. L'ultimo post risale al primo gennaio, quando con una foto con le dita in segno di vittoria augurava «Felice anno nuovo. Amore ed energia positiva a tutti! Ci rivedremo presto».

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