Superbonus, niente deroghe. Il governo chiude i rubinetti

Rimane aperto il problema della cessione dei crediti. I vertici Cna preoccupati: "Tante le imprese a rischio"

Superbonus, niente deroghe. Il governo chiude i rubinetti

Tra truffe vere e truffe presunte, stop delle banche alla cessione del credito, caro prezzi dei materiali e richieste superiori alle risorse stanziate dal governo (33,7 miliardi di euro contro 33,3), il Superbonus diventa un boomerang per l'esecutivo. Che, in una riunione con la maggioranza, chiude la porta a ogni ipotesi di proroga e avverte: non arriverà più un solo centesimo. Nella riunione a Montecitorio con i rappresentanti dei partiti che compongono la vasta maggioranza che lo sostiene, il governo rappresentato dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà e dalla sottosegretaria Deborah Bergamini oltre che dal viceministro all'Economia Laura Castelli - ha fatto spallucce di fronte all'ipotesi di rifinanziare la misura, lasciando a Giuseppe Chinè, capo di gabinetto del Mef, il compito di spiegare perché non sia possibile assicurare una copertura finanziaria a un'eventuale proroga del 110%. Qualche spiraglio arriva, invece, per l'altro fronte caldissimo legato al Superbonus, ossia il blocco delle banche al sistema della cessione dei crediti da parte dei soggetti richiedenti: sul tema si sta verificando la possibilità di allargare le maglie del meccanismo delle cessioni, ampliandolo ad altri soggetti oltre alle banche, limitando l'esclusione alle sole persone fisiche.

Il punto, ancora ieri, è stato al centro di un incontro a tre tra il ministro dell'Economia Daniele Franco, Dario Costantini e Sergio Silvestrini, rispettivamente presidente e segretario generale di Cna. I vertici della Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa hanno ricordato al titolare del Mef «le preoccupanti difficoltà per decine di migliaia di imprese della filiera delle costruzioni che non riescono a cedere i crediti d'imposta legati ai bonus per la riqualificazione degli immobili a causa del congelamento del mercato», incassando dal ministro l'assicurazione che «il tema è all'attenzione del Governo». Che finisce bacchettato anche dal segretario del sindacato bancari Fabi, Lando Maria Sileoni, che pur ammettendo che «il superbonus è stato il festival delle truffe» ricorda come «quello che sta accadendo è una responsabilità anche del governo». «Mi auguro che entro metà luglio prosegue Sileoni - arrivino altri soldi per risolvere il problema. Le banche hanno fatto male i conti e hanno accolto molte più domande rispetto ai limiti fiscali». Anche i Cinque Stelle chiedono all'esecutivo «una maggiore consapevolezza della grave crisi in cui le manovre correttive frettolose del Governo sulla cessione dei crediti fiscali hanno gettato imprese e famiglie», e sul tema sono critici anche i deputati di Alternativa, che ricordano come «mentre la maggioranza che sostiene il governo prende tempo e litiga su ogni cosa, migliaia di imprese rischiano di fallire con il cassetto fiscale pieno di crediti che non possono incassare o cedere», e chiedono all'esecutivo «di affrontare subito la questione ripristinando la cedibilità totale dei crediti». Intanto, da Napoli arriva la notizia dell'ennesima frode derivante dal superbonus, con la gdf di Frattamaggiore che ha eseguito un sequestro preventivo ordinato dal gip di Napoli Nord per oltre 770 milioni di euro di crediti vantati da 143 soggetti.

Tra gli imprenditori improvvisati, pure un detenuto: stando dietro le sbarre del carcere di Santa Maria Capua Vetere, avrebbe eseguito lavori di ristrutturazione per oltre 30 milioni di euro, ricevendone a sua volta per 34 milioni di euro.

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