Anche il centrodestra ha svelato la sua carta in vista delle elezioni suppletive di Roma 1, seggio lasciato vacante dal nuovo sindaco Roberto Gualtieri: il candidato unitario sarà Simonetta Matone, ex magistrato e già in corsa per fare da pro-sindaco in ticket con Enrico Michetti in occasione delle Comunali dello scorso ottobre. La decisione è stata presa dopo una serie di contatti, alcuni dei quali avvenuti dietro le quinte di Atreju nella piazza Risorgimento. Poi un ultimo giro di telefonate e la scelta è stata ufficializzata: la Matone sarà la candidata comune di Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia.
L'ex magistrato reputa la sua candidatura "assolutamente condivisa e trasversale". Nel ribadire all'Adnkronos il sostegno convinto dei partiti del centrodestra, ha reso noti quelli che saranno i punti cardine della sua azione politica: "Dalla sicurezza alla difesa dei diritti delle donne e dei minori".
La sfida con D'Elia
La Matone dovrà vedersela con Cecilia D'Elia, schierata dal Partito democratico. La portavoce delle donne dem, considerata vicina a Nicola Zingaretti, ricopre anche il ruolo di responsabile Pari opportunità della segreteria targata Enrico Letta. Su questo fronte però, almeno per il momento, si registra il sostegno solamente da parte di Liberi e uguali. Cosa deciderà di fare il Movimento 5 Stelle? Scenderà in campo con un proprio candidato o alla fine appoggerà D'Elia?
Non va dimenticato che il Pd aveva provato a puntare su Giuseppe Conte, visto come profilo vincente in un seggio che viene considerato alla portata di mano. Ma il presidente del M5S, dopo alcune ore di riflessioni e valutazioni sulla decisione da intraprendere, ha respinto l'offerta e chiuso per sempre la possibilità di correre alle suppletive di Roma 1 di metà gennaio 2022.
I guai a sinistra
Mentre si resta in attesa di conoscere la mossa dei 5 Stelle, sta di fatto che Carlo Calenda ha chiuso ogni trattativa con il Pd. Il leader di Azione non è intenzionato a fornire il proprio sostegno alla coalizione giallorossa. Critica non tanto il merito della candidatura, ma il modo in cui il Partito democratico ha gestito la partita di Roma 1: "Dopo il disastro della pseudocandidatura Conte e di fronte alla disponibilità di ritirare la nostra candidata, il Pd decide di andare avanti senza confronti. Abbiamo cercato un punto d’incontro per I’ultima volta. Il campo largo non esiste. Non evocatelo più".
Le parole di Calenda pesano come un macigno sul nuovo Ulivo tanto desiderato da Enrico Letta, che a questo punto può considerarsi secco e ormai da potare. Una rottura che spinge Matteo Renzi a virare su una candidatura alternativa e, non a caso, ci sarebbero contatti in corso con Calenda. Italia Viva potrebbe puntare su Valerio Casini, consigliere comunale renziano più votato alle ultime amministrative a Roma.
Così il campo largo finirà sferzato in un collegio vinto da Roberto Gualtieri, ma dove alle ultime amministrative la lista di Calenda ha ottenuto il 32%. Un consenso notevole che potrebbe rendere in salita la corsa di D'Elia se Azione scendesse in campo con una candidatura differente.
"Andare così vorrebbe dire essere tutti sconfitti", ha sentenziato il leader di Azione in merito all'ipotesi di tre candidature autonome nel centrosinistra. Il fronte giallorosso si è messo nei guai da solo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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