"Il sussidio ha distrutto il mercato. Al Sud è ormai un voto di scambio"

Mister Yamamay: i giovani rinunciano all'impiego per il reddito

"Il sussidio ha distrutto il mercato. Al Sud è ormai un voto di scambio"

Quando a criticare il reddito di cittadinanza è un imprenditore del Nord nessuno, o quasi, lo sta ad ascoltare, perché «è sempre il solito capitalista che spara sul povero». Se invece è un illuminato imprenditore del Sud a lamentarsi di questo meccanismo perverso allora le cose cambiano. Gianluigi Cimmino, 48 anni, ceo di Yamamay (azienda da lui stesso ideata), Carpisa e Jaked, 2500 dipendenti e 350 milioni di fatturato pre pandemia, ritiene che il reddito di cittadinanza abbia letteralmente rovinato il mercato del lavoro.

Dottor Cimmino, qual è il suo giudizio sul reddito?

«Ci sono due aspetti. Il primo è che ha distrutto il mercato del lavoro, soprattutto per i giovani e soprattutto al Sud. Il mercato del lavoro del Sud era già devastato e il rdc è stato la mazzata finale».

Perché?

«Perché i giovani rinunciano ad un lavoro regolare e mirano al reddito di cittadinanza. Poi per arrotondare si danno al lavoro nero. Così facendo lo Stato si è reso socio di maggioranza del lavoro a nero».

E il secondo aspetto?

«C'è una mancanza assoluta di controllo da parte dello Stato. A chi vanno questi assegni? Al di là degli irregolari, le cronache di questi anni ci hanno dimostrato che percepivano il reddito di cittadinanza anche mafiosi, latitanti, ex brigatisti. Per non parlare dei navigator».

Cioè?

«Prendono stipendi da dirigenti di banca per non fare nulla, mai trovato un posto di lavoro».

La sua esperienza personale?

«Mi hanno invitato due volte a La7 per parlare di reddito di cittadinanza e ho incrociato ragazze che lo percepivano e che cercavano lavoro. Così ho chiesto alla redazione i loro contatti per proporre loro un'assunzione in uno dei nostri negozi (1.300 euro al mese). Ebbene, non si sono nemmeno presentate. Vedere ragazzi che rinunciano a lavorare per accettare un percorso di disoccupazione e poi il reddito è deprimente. Così non costruiscono niente».

Altre esperienze simili?

«Ho visto alcuni dimettersi per prendere il reddito cittadinanza o amici nel settore del turismo che non hanno trovato personale questa estate. Ad esempio, ho un cugino che da poco ha aperto il secondo albergo a Lecce e ha dovuto ritardare l'apertura perché non riusciva a trovare personale. Insomma, o lavorano al nero o non lavorano, questo è il quadro».

Quindi che si dovrebbe fare?

«Sradicare questo sistema. Vanno eliminati gli errori del passato e guardare avanti e il reddito rappresenta un gravissimo errore. L'assistenza è doverosa per chi ha davvero bisogno ma non è concepibile non accettare proposte di lavoro o fare selezioni a piacimento».

La pandemia ha peggiorato le cose?

«Beh certo. La pandemia ha incentivato il sistema dei sussidi e ha creato un rapporto Stato-cittadino come quello padre-figlio con la paghetta. I sussidi sono stati importanti nella prima fase ma poi sono diventati consenso politico».

Da dove nasce

questo cortocircuito?

«Il reddito di cittadinanza è stato, soprattutto al Sud, il voto di scambio legalizzato dei grillini per arrivare dove sono arrivati. E sarà ancora lo strumento dei 5 stelle per rimanere in vita».

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