Aung San Suu Kyi, arrestata all'alba di lunedì dai militari, in simultanea con il golpe in Myanmar, è stata accusata ieri di aver violato una legge sull'import-export, che impedisce l'importazione di articoli soggetti a restrizioni senza autorizzazione. «Per avere il tempo di effettuare ulteriori indagini, al fine di interrogare testimoni e richiedere prove», il tribunale distrettuale di Dekkhina a Naypyitaw, ha deciso che rimarrà in custodia cautelare fino al 15 febbraio. Non è chiaro se in questo momento si trovi agli arresti domiciliari o se sia detenuta in qualche struttura.
In particolare, la leader del National League for Democracy (Nld) è stata accusata di «importazione e utilizzo illegale di apparecchiature di trasmissione e ricezione radio». Durante la perquisizione effettuata dai militari nella sua residenza a Naypyitaw, sono stati ritrovati nove walkie talkie Icom, usati, molto probabilmente, dalla sicurezza personale della «Lady». I dispositivi, in realtà, sono facilmente disponibili sul mercato del Paese. Se condannata, Suu Kyi rischia fino a tre anni di reclusione.
Un risvolto che il suo partito, la Lega nazionale per la democrazia, non digerisce ma che non vuole combattere con le maniere forti. Al contrario il partito ha invitato la popolazione a una resistenza non violenta e decine di persone a Yangon hanno suonato clacson, pentole e padelle in segno di dissenso.
Sempre lo stesso tribunale ha accusato anche Win Myint presidente del Paese fino al colpo di stato di lunedì scorso in base all'articolo 25 della legge sulla gestione dei disastri naturali. Secondo la lettera di richiesta di custodia cautelare presentata dalla polizia, avrebbe violato i protocolli per fermare la diffusione del Coronavirus durante la campagna elettorale dello scorso novembre. Anche Win Myint, se ritenuto colpevole, rischia una pena fino a tre anni.
Charles Santiago, presidente dei parlamentari per i diritti umani dell'Asean, l'Associazione delle Nazioni del Sud-Est asiatico, chiedendo la liberazione immediata di tutti gli arrestati durante il golpe, ha definito ridicole le accuse contro Aung San Suu Kyi e Win Myint. «È una mossa assurda da parte della giunta per cercare di legittimare la loro illegale presa del potere», ha dichiarato in una nota.
Intanto nessuna condanna ufficiale al colpo di Stato militare è arrivata da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. I Paesi membri dell'organismo, in due ore di riunione di emergenza, non sono riusciti a trovare un accordo, dopo che Pechino e Mosca hanno chiesto «più tempo» per elaborare una presa di posizione. La Cina, d'altronde, è una storica alleata del Tatmadaw il potente esercito del Myanmar e ha enormi interessi economici e strategici nel Paese.
Il Dragone punta a sviluppare tramite la ex-Birmania una nuova rotta commerciale alternativa allo Stretto di Malacca, attraverso il quale scorrono i principali flussi commerciali da e per la Repubblica Popolare, incluso l'80 per cento del petrolio che viene importato e il corridoio sino-birmano consentirebbe a Pechino di ridurne notevolmente la dipendenza.
Uno dei progetti più importanti è il porto di Kyauk Phyu e il suo indotto di autostrade, gasdotti e oleodotti che collegano lo Stato Rakhine nel Nord-Ovest del Myanmar direttamente alla città
cinese di Kunming, nello Yunnan. Nonostante i cambiamenti di questi ultimi anni, con l'entrata in gioco dell'Occidente, la Cina ha continuato a muoversi nell'ombra e a intrattenere stretti rapporti anche con i vecchi generali.
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