Svolta agli Esteri con Tajani. Gli elogi di Blinken all'Italia

Telefonata del segretario di Stato Usa e pacche sulle spalle con Macron: finita l'era dell'inesperto Di Maio

Svolta agli Esteri con Tajani. Gli elogi di Blinken all'Italia

L'«affettuosa» telefonata di ieri sera con il segretario di Stato Usa Antony Blinken per «rafforzare i rapporti transatlantici»; l'incontro in mattinata alla Farnesina con la titolare francese degli Esteri Catherine Colonna, arrivata a Roma con il presidente Emmanuel Macron, che il giorno prima gli aveva riservato un affettuoso abbraccio all'evento di Sant'Egidio per la pace; il colloquio domenica con l'Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri Josep Borrel; la prima chiamata dopo la nomina al collega ucraino Dmytro Kuleba per ribadire «solidarietà e vicinanza al Paese invaso dalla Russia».

Ha giurato da ministro degli Esteri solo tre giorni fa, ma Antonio Tajani ha già messo in gioco tutta la sua esperienza di quasi 30 anni in ruoli chiave a Bruxelles, ha riallacciato vecchi rapporti internazionali, ne ha stretti di nuovi e ha messo in evidenza i dossier più scottanti: dalla giovane Alessia Piperno, prigioniera in Iran a Chico Forti, detenuto da 20 anni in Usa, fino alle questioni di autonomia dell'Alto Adige. Tutto, per dare segnali inequivocabili sulla linea atlantista ed europeista e sull'impegno per la pace in Ucraina.

Ne parla con Blinken, il ministro, di pace e giustizia in Ucraina, oltre che di cooperazione coordinata globale. «L'amicizia tra i nostri paesi è salda e profonda», dice Tajani.

Quando entra alla Farnesina, dopo lo scambio di consegne con Luigi Di Maio, salta agli occhi il contrasto tra il più inesperto ministro chiamato nel palazzo e l'attuale che dà del tu a quasi tutti i più importanti leader in Europa e nel mondo, essendo stato presidente del parlamento europeo, con il rango di Capo di Stato e prima due volte Commissario Ue, per i Trasporti e per l'Industria. Lo dimostra il calore dell'incontro con Macron, le pacche sulle spalle, i sorrisi, l'atteggiamento familiare con il quale il presidente francese dice a Tajani quanto sia contento della sua nomina e pronto a collaborare con lui. Tutti i messaggi di congratulazioni, da Bruxelles come da Washington, dicono che il nuovo titolare della Farnesina viene percepito come «una garanzia». La sua linea è coerente da molti anni e nessuno teme sbandamenti. «Lavoreremo sempre insieme all'Ue e alla Nato. Non c'è pace senza giustizia», ripete Tajani.

Con l'omologa francese Colonna, conferma «il forte e totale sostegno» di Italia e Francia alla pace giusta in Ucraina, l'impegno comune per l'indipendenza e la libertà del Paese, «il mantenimento di un atteggiamento di massima fermezza nei confronti della Federazione Russa». Dopo la bufera per le dichiarazioni di Silvio Berlusconi su Putin il vicepresidente di Forza Italia sa di dover essere molto convincente su questo punto. Con Colonna si accorda per intensificare la cooperazione tra Italia e Francia, uno dei nostri principali partner economici, fondamentale alleato in Ue, Nato, G7 e G20. Discute di energia e dell'ultimo Consiglio Europeo, s'impegna ad affrontare insieme la riforma del Patto di Stabilità, il dossier migratorio e il rafforzamento della difesa europea. Più tardi Tajani vede il capo della conferenza dei rabbini, Rabbi Goldscmidt, per confrontarsi su diritti umani e libertà religiose.

Per la giovane Alessia, detenuta in Iran il ministro rassicura al telefono il padre Antonio: ci si sta muovendo per farla tornare a casa, con «massimo impegno e grande determinazione». Poi c'è il dossier per l'estradizione di Forti, che sconta in Usa da un ventennio la condanna per un omicidio di cui si dichiara innocente.

Tra auguri e impegni di lavoro insieme, dall'omologa tedesca Annalena Baerbock a quello inglese James Cleverly, c'è il collega austriaco Alexander Schallenberg. In mezzo, la delicata questione dell'Alto Adige e Tajani rassicura: «Continueremo a collaborare con l'Austria. Anche per gli standard di autonomia».

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