La svolta della Lega che legittima Biden. "Ci serve per governare"

La linea concordata da Giorgetti e Salvini: non ci si può precludere il rapporto con gli Usa

La svolta della Lega che legittima Biden. "Ci serve per governare"

Dopo l'appoggio incondizionato a Trump da parte della Lega, Giancarlo Giorgetti, responsabile Esteri e numero due del Carroccio, prende la parola. Lo fa, intervistato da Carmelo Lopapa su Repubblica, per confermare la «linea atlantica» del movimento e mettere nero su bianco che la Lega «è assolutamente interessata a dialogare con l'Amministrazione Biden. È importante farlo se vogliamo davvero andare al governo in Italia».

Una presa di posizione che apre subito il vaso di Pandora delle ipotesi e delle illazioni, seminando il dubbio su uno smarcamento di Giorgetti da Matteo Salvini, apparso in queste settimane con la mascherina con il nome di Trump. Una distanza su cui si esercitano spesso i retroscena giornalistici, ma che, pur all'interno di un rapporto complesso tra caratteri diversi, si rivela quasi sempre il frutto di una strategia, di una sinergia e di un'azione politica complementare. La linea della Lega sulle elezioni statunitensi e sul nuovo corso democratico si riassume in una parola: pragmatismo. Già nella giornata di venerdì era arrivata da parte di Giorgetti la dichiarazione ufficiale della Lega e gli auguri di buon lavoro a Joe Biden. Era stato lo stesso Salvini a concordare questa uscita con il suo numero due. Ieri il ragionamento è diventato più approfondito. Il ragionamento di fondo che si fa dentro la Lega è che ovviamente se avesse vinto Donald Trump sarebbe stato meglio, ma l'alleanza atlantica non è in discussione, Biden ha vinto attraverso libere elezioni, quindi si prende atto del voto democratico e lo si accetta in un'ottica di piena collaborazione, nel nome di una amicizia con gli Stati Uniti che resta salda. Certo c'è la convinzione che se si fosse votato a marzo il risultato sarebbe stato ben diverso e l'effetto Covid sia stato decisivo, ma ora bisogna ragionare in termini politici. E capire che non ci si può precludere il rapporto con gli Stati Uniti.

Il presidente eletto Joe Biden, sostiene Giorgetti, «trova un Paese diviso. E non l'ha certo diviso Trump, che perde d'un soffio in qualche Stato come l'altra volta aveva vinto d'un soffio. Non a caso Biden dice di voler ricostruire un senso di ritrovata unità nazionale smarrito negli ultimi anni». E aggiunge: «Sia chiaro: Trump, coi suoi modi rudi e con tutti i media contro, fa quel che hanno fatto i democratici Clinton e Gore quando hanno perso di misura. Anche loro hanno preteso il riconteggio dei voti. Ma è un altro aspetto che mi appassiona di più», ricorda l'esponente della Lega. «Mi sembra più interessante capire se a gennaio i ballottaggi in Georgia assegneranno la maggioranza al Senato ai democratici o ai repubblicani, perché da quel bivio dipenderà in buona parte il destino della presidenza Biden. Non è escluso che sia pure funzionale al neo presidente un Senato repubblicano, per frenare la frangia radicale del suo partito. Altrimenti, al mid term rischia grosso». «Per noi - aggiunge - non cambia nulla. Restiamo fermi nella collocazione atlantica, che diventa ultra-atlantica su determinati temi, ad esempio sul 5G.

A differenza di chi, nel nostro Paese, ha difeso posizioni filo cinesi. Sappiamo che da parte della nuova Amministrazione ci sarà maggiore curiosità nel capire chi potrà governare in Italia nei prossimi anni. Sarà un bene, non abbiamo nulla da temere, anzi».

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