Invece di intercettare tanto, tornate a fare gli agenti segreti. A dirlo ai nostri 007 è l'unica autorità che può dare o negare il permesso alle intercettazioni preventive, frugando nei telefoni e nelle vite dei cittadini. Giuseppe Amato, procuratore generale di Roma, poche settimane dopo avere assunto la carica ha preso di petto la sua funzione più delicata. È sul suo tavolo che approdano le richieste sia di Aisi che di Aise, le due agenzie della nostra intelligence, con i nomi delle persone da «ascoltare». Appena ha iniziato a analizzare la situazione, Amato si è convinto che fosse in corso un utilizzo smodato delle intercettazioni da parte di entrambi i Servizi. Il 28 maggio ha inviato ai capi delle agenzie una serie di «linee guida» per ricordare che le intercettazioni preventive, che i Servizi possono compiere ai danni di cittadini non indagati, e senza autorizzazione del giudice competente per territorio, si possono effettuare solo se sono assolutamente indispensabili per la sicurezza dello Stato. E che il loro contenuto deve essere distrutto appena terminata la «manovra», ovvero l'operazione di servizio degli 007 in cui sono state realizzate.
Le linee guida di Amato sono state trasmesse solo in agosto dai capi di gabinetto di Aisi ed Aise ai centri occulti dei Servizi sparsi per il Paese. E hanno confermato quanto già gli 007 stavano toccando con mano: il taglio del nuovo pg di Roma alle richieste di intercettazione. Ci sono centri dei Servizi che hanno visto dimezzare gli ascolti consentiti.
Il tema delle intercettazioni compiute dall'intelligence è da sempre scottante, nel giugno dell'anno scorso dovette intervenire il sottosegretario Alfredo Mantovano, autorità delegata ai Servizi del premier Giorgia Meloni, per specificare di non avere mai autorizzato le agenzie a effettuare intercettazioni di parlamentari. Ma la sensazione di molti politici di poter essere ascoltati senza controllo è rimasta. E con essa il timore che il contenuto delle intercettazioni finisca a costituire una gigantesca banca dati interna alle strutture di intelligence.
Ora Amato interviene richiamando i Servizi al rispetto del requisito fondamentale, ovvero la assoluta necessità, e la impossibilità di realizzare la «manovra» con metodi tradizionali. É un richiamo palese alla attività di human intelligence, i contatti con le fonti, la conoscenza degli avversari potenziali, sostituita dalla accumulazione seriale di intercettazioni. In ballo, dice Amato, ci deve essere la sicurezza interna della Repubblica, delle istituzioni democratiche, dei segreti industriali e militari del Paese. Le richieste che arriveranno sul mio tavolo, spiega il procuratore generale, dovranno indicare con precisione l'importanza del «bersaglio», ovvero il personaggio da intercettare, e dell'obiettivo della «manovra». I bersagli plurimi andranno indicati uno per uno. Volta per volta andrà spiegato perché non si può procedere diversamente. E Amato pone limiti precisi all'utilizzo dei trojan installati dai Servizi, che potranno registrare immagini solo se contengono comunicazioni verbali e non verbali, e in nessun caso potranno accedere alla memoria del telefono immagazzinata prima della loro attivazione. Limiti precisi e severi. Che Amato abbia ritenuto necessario ricordarli fa ipotizzare che non sempre venissero rispettati.
Ancora più tassative sono le disposizioni del procuratore generale sulla distruzione del materiale raccolto, che dovrà essere effettuata entro sei mesi dalla fine della manovra, trasmettendo all'ufficio
di Amato il verbale di distruzione. La distruzione potrà essere rinviata fino a un massimo di 24 mesi solo con l'autorizzazione della Procura generale di Roma. Anche questo, evidentemente, è un precetto che veniva violato.
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