Tagli alle detrazioni fiscali per mantenere le promesse

Stabilità, il Tesoro a caccia di 20 miliardi: nel mirino l'Iva e le agevolazioni, sfruttate dal 75% degli italiani

Tagli alle detrazioni fiscali per mantenere le promesse

Tecnici al lavoro per trovare una quadra difficilissima. La sessione di bilancio è iniziata con largo anticipo ed è partita dal capitolo più spinoso, quello delle coperture.

Al ministero dell'Economia stanno preparando un menu di scelte per coprire i 20 miliardi di euro per restare dentro i limiti di bilancio europei (con la possibilità di uno sconto) e anche per abbozzare le due riforme care ai partiti della maggioranza: quella del fisco e il reddito di cittadinanza.

Nella lista sono finiti tagli alla spesa, gli aumenti dell'Iva selettivi. Confermato anche il taglio delle agevolazioni fiscali, del quale si parla dall'inizio di luglio. La famosa giungla delle tax expenditures, più 700 sconti fiscali (in costante aumento secondo la Corte dei conti) tra le classiche detrazioni e deduzioni, crediti d'imposta e aliquote sostitutive. Valore complessivo, sopra i 300 miliardi. Il governo pensa di eliminare alcuni sconti fiscali (ieri il Corriere della Sera ha parlato delle detrazioni per le piscine) e poi di tagliare trasversalmente i benefici dal 19% al 15%, facendo salve le deduzioni delle spese sanitarie e degli interessi sul mutuo.

Molti governi hanno provato a tagliare le spese fiscali, senza successo. La ragione è che il 75% dei contribuenti italiani usufruisce di uno sconto fiscale, secondo uno studio del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti. In altre parole, se il governo deciderà di incidere sulle spese fiscali colpirà la maggioranza degli italiani.

Se poi il taglio servirà a finanziare il taglio dell'aliquota per le sole partite Iva, si tratterà di un sacrificio per molti a fronte di un beneficio per pochi. Nel menu preparato dal ministro Giovanni Tria c'è anche un taglio della spesa. O meglio un congelamento della spesa pubblica in termini nominali (senza recupero dell'inflazione e di altri aumenti automatici). Altro classico delle leggi di Bilancio, difficile da fare digerire.

La fetta più consistente di entrate dovrebbe però arrivare dalla trattativa con Bruxelles. Ieri il vicepremier Matteo Salvini ha detto che il limite al deficit del 3% «non è la bibbia».

Il governo in realtà punta a un obiettivo molto più realistico. Vorrebbe avere il permesso di lasciare il deficit strutturale all'1%, rispetto allo 0,4% previsto dai patti. In sostanza vorrebbe evitare una correzione extra rispetto alla previsione che sarà inserita nella nota di aggiornamento del Def. Il governo Salvini Di Maio, insomma, chiede a Bruxelles uno sconto da 11 miliardi di euro che gli permetta perlomeno di evitare gli aumenti dell'Iva.

Aumento delle imposte indirette che è stato smentito anche dal Salvini (sabato Luigi Di Maio aveva parlato di fake news). Nel menu tecnico in realtà l'aumento delle imposte resta.

Selettivo, secondo modalità politicamente accettabili. Ad esempio accompagnandolo con sconti su beni di prima necessità. La chiave potrebbe essere il passaggio di alcune voci da un aliquota all'altra, senza modificale. Con l'obiettivo di fare comunque aumentare le entrate.

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