Tajani agli elettori all'estero "Attenti al rischio di brogli"

Il coordinatore azzurro in Belgio: "Ritirate le schede arrivate per posta, è già accaduto che sparissero"

Tajani agli elettori all'estero "Attenti al rischio di brogli"

Charleroi (Belgio). Antonio Tajani inaugura la nuova sede di Forza Italia a Charleroi, nella regione della Vallonia simbolo dell'immigrazione italiana. Qui vicino c'è Marcinelle, dove 66 anni fa morirono 262 minatori, oltre la metà italiani. Il coordinatore azzurro insiste con gli elettori in Belgio sul rischio brogli: «Dovete ritirare le schede arrivate per posta e votare. Se non lo fate qualcuno può accaparrarsele e farvi votare, a vostra insaputa,per chi vuole lui. È già successo: le pagano pare 5 euro l'una e sono stati scoperti postini corrotti che non consegnavano le buste proprio per questi traffici».

Le schede agli stranieri all'estero stanno arrivando in questi giorni e si comincia a votare, bisogna farlo entro il 22 settembre, perché si fa lo spoglio prima del 25, quando si aprono i seggi in Italia.

Ma non mancano dubbi sul sistema elettorale. «In futuro - dice Tajani- bisognerà riflettere sul voto per posta,che comporta troppi rischi. Forse sarebbe meglio far andare a votare in ambasciate o consolati, come avviene per le europee». Il problema, sostiene Antonio Cenini, candidato di Fi alla Camera per l'Europa, è che «negli ultimi 10 anni la sinistra ha tagliato molte sedi all'estero, dicendo di voler ottimizzare e digitalizzare il sistema, cosa mai avvenuta, mentre i nostri connazionali si trovano a fare lunghissime file per avere assistenza».

A Charleroi si taglia il nastro tricolore della nuova sede sotto lo sguardo fisso di una statua di Mamelucco, con turbante e scimitarra. Un po' surreale. «È la guardia del corpo che in Egitto fu donata' a Napoleone e lo segui' anche qui, mentre andava incontro alla disastrosa battaglia di Waterloo», spiega Michele Minucci. È il responsabile della nuova sede azzurra e racconta che suo nonno veniva da Napoli e faceva il minatore a Marcinelle. La miniera nera e pericolosa, che aveva il bel nome di un bosco, Bois de Cazier, è stata chiusa nel 67, ma è diventata un luogo della memoria. Tajani vi accompagna il gruppo di italiani del centroItalia, amministratori locali, imprenditori, extossicodipendenti della comunità «In dialogo», venuti a conoscere le istituzioni europee. Con loro attraversa il cancello di ferro che, come le costruzioni di mattoni rossi, ricorda sinistramente Auschwitz. Il Belgio ha prosperato anche per il carbone estratto dagli italiani, ricorda, mancava la mano d'opera, i belgi passarono dalle miniere alle fabbriche e fecero un accordo nel 46 con l'Italia per avere mano d'opera in cambio di carbone a basso costo.

«Non bisogna mai dimenticare - dice Tajani- i tanti lavoratori andati all'estero, il capitale umano che a prezzo di enormi sacrifici ha contribuito allo sviluppo di altri Paesi nel mondo».

Maria Antonietta Gigliotti viveva con la famiglia nelle casette attorno alla miniera, dove lavorava il papà calabrese.

Ora spiega agli ospiti che cosa sono gli enormi tubi di ferro, specie di baracche costruite dagli americani per i prigionieri tedeschi e poi destinate ai minatori. Che si raccomandavano a Santa Barbara prima di scendere ogni quasi un chilometro sottoterra. Gli italiani, quando arrivavano, li chiamavano Maccheroni, poi diventavano Musi Neri come tutti gli altri.

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