Tajani tentato non abbocca. "Proporzionale? Con i poli"

Il leader azzurro respinge le avances di Franceschini. "Nuova legge elettorale solo in ottica di coalizione"

Tajani tentato non abbocca. "Proporzionale? Con i poli"
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Il «centro» è un luogo della politica dove si mescolano scommesse e illusioni. Un caleidoscopio. L'ultima suggestione di Dario Franceschini, quella di un ritorno al proporzionale con Forza Italia nel mezzo, non affascina Antonio Tajani. «Non se ne parla - osserva il ministro degli Esteri - almeno in quella logica. Le parole di Dario dimostrano solo che a sinistra sono più divisi che ai tempi dell'Ulivo o dell'Unione, non sono capaci di mettere in piedi una coalizione di governo. Mi fa piacere che venga riconosciuta la centralità di Forza Italia: l'abbiamo da tempo e la consolideremo. Poi per il ritorno al proporzionale ci si può anche lavorare ma in un'ottica bipolare. Avendo un candidato Premier e una coalizione chiara. Andrebbe bene la legge elettorale dei sindaci».

Del ritorno al proporzionale si parla da mesi. In entrambi i poli. Matteo Renzi l'aveva già sussurrata in passato. E ora Franceschini l'ha tirata fuori con quel bollino di ufficialità che a sinistra si portano dietro le interviste a La Repubblica. Nella versione del nostro l'idea è fin troppo semplice: ipotizza un ritorno al sistema proporzionale che permetta ai partiti che dovrebbero formare «il campo largo» di andare alle urne con le proprie identità intatte, senza perdere consensi sull'altare dei compromessi, con l'accordo di stringere un'alleanza parlamentare dopo il voto (un'intesa che qualora restasse l'attuale legge elettorale aprirebbe la strada a sinergie nei collegi). Franceschini l'ha lanciata e Renzi e Calenda gli sono andati dietro. «Franceschini è un volpone è una proposta oggettivamente intelligente», ha detto il primo. Un giudizio condiviso anche dall'altro dioscuro del fu Terzo Polo, Carlo Calenda: «Posizione intelligente e realistica». Più che intelligente a loro fa molto comodo: in questo modo non dovrebbero perdere la faccia siglando un patto con Conte e Fratoianni dopo averne detto di tutti i colori; né tantomeno sarebbero costretti ad avere loro stessi un rapporto stretto dopo il divorzio tempestoso narrato per mesi dai giornali.

L'altro obiettivo, quello più ambizioso, cioè il ritorno al proporzionale, per riuscire - visti i numeri in Parlamento - dovrebbe però avere anche l'avallo di Forza Italia, a cui si prospetta un ruolo centrale che le dovrebbe garantire il governo - questa è la seduzione - in qualsiasi stagione politica. Solo che l'interpretazione del proporzionale di Forza Italia, mantiene, appunto, lo schema bipolare. Non si capisce perché Tajani e amici dovrebbero mettere in crisi un'alleanza che al momento, con l'opposizione ridotta in queste condizioni, sulla carta è ancora vincente.

Ecco perché la proposta di Franceschini è soci presenta un «neo» nel presente e paga un'illusione per il futuro. Per l'oggi, infatti, si parte da un'ammissione di impotenza: il campo progressista è diviso. «Non è più tempo - spiega Franceschini - di programmi di trecento pagine come quelli di Prodi». L'idea è andare divisi per mettersi insieme dopo il voto sperando nel calcolo che la somma dei tanti partiti del campo largo sia superiore al risultato degli avversari. Ma si tratta più di un calcolo aritmetico che politico e non risponde ad una domanda: perché l'elettorato dovrebbe premiare dei partiti che non trovano lo straccio di un'intesa pubblica prima del voto per governare insieme?

È come darsi la zappa sui piedi sognando un ritorno al passato, ai governi della prima Repubblica che si formavano in Parlamento, che al momento è difficile prevedere perché Forza Italia è interessata solo ad una legge proporzionale che si sposi con il bipolarismo.

In politica poi certo non si può mai dire mai. Forza Italia è centrale ed è ancorata ad una forte europeismo. È il terminale in Italia di quel Ppe che sta diventando - con la crisi di socialisti e liberali - la spina dorsale della Ue. I trumpiani del governo farebbero bene tenerne conto. «Avete letto - avverte Tajani - i discorsi di Friedrich Merz, del prossimo cancelliere tedesco. Ha usato un termine coniato da Berlusconi, sovranismo europeo, per rilanciare il protagonismo del vecchio continente. Ecco la nostra linea sarà quella di ancorare questo governo all'Europa».

Un tema che, ad annusare l'aria di Washington, diventerà sempre più centrale ma riguarda un ipotetico domani. Per cui per adesso la proposta di Franceschini - lo hanno spiegato i suoi messaggeri a Tajani - ha soprattutto un profilo interno.

Rispetto al movimentismo dei tanti «centri» che si muovono nel campo largo e nel Pd, con questa mossa Franceschini rassicura la Schlein: asseconderà la nascita di un partito di centro che guardi a sinistra ma lui lavorerà per mantenere gli ex-popolari e gli ex-margherita nel Pd.

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