Un «fenomeno criminale in essere da anni», «non è emersa neppure una procedura di gara pubblica negli ultimi due anni che non sia stata attinta»: è desolante il quadro che l'ordinanza di custodia contro dodici persone spiccato ieri dal giudice Lorenza Pasquinelli dipinge di quanto accadeva all'interno dell'Atm, l'azienda milanese del trasporto pubblico, un colosso da un miliardo di euro di fatturato. E da sempre oggetto di appetiti illeciti: una volta da parte dei big della apolitica, oggi da parte di manager infedeli. E altrettanto desolante è la disponibilità, anch'essa coriacea, delle aziende private a scegliere la mazzetta come scorciatoia: nel mirino dell'inchiesta finiscono aziende di ogni stazza, da piccole imprese locali a colossi come Alstom e Siemens.
Il capofila dell'associazione a delinquere ricostruita dal pm Giovanni Polizzi insieme al Nucleo di polizia economica della Guardia di finanza era un funzionario di medio livello ma dal potere, a leggere le carte, smisurato. Paolo Bellini, 55 anni, mantovano, responsabile del settore impianti di segnalamento e automazione. Il suo core business non era la spartizione degli appalti ma la loro gestione e il loro pagamento. Per sperare di lavorare, le aziende vincitrici dovevano fare i conti con lui. In cambio contanti, favori, regali (in un capo di accusa per corruzione gli vengono contestate due bottiglie di aceto balsamico, trecento euro cadauna) e soprattutto subappalti alla Ivm, l'azienda di cui nelle intercettazioni si vantava apertamente di essere «socio occulto».
A sollevare l'attenzione della Guardia di finanza, una serie di lettere anonime arrivate all'inizio dello scorso anno, tutte assai documentate e ricche di particolari, verosimilmente provenienti dall'interno. D'altronde che in azienda il doppio ruolo di Bellini non fosse un segreto per nessuno emerge dalle intercettazioni realizzate nei mesi scorsi: «Già pensano che sono stato io a farti entrare - spiega il funzionario a un amico che ha fatto assumere in Atm - perché sei della Ivm e gira la voce che Ivm è di Bellini». Tra gli appalti finiti nel mirino della cricca c'è di tutto, a partire dal boccone più grosso che è il nuovo sistema di segnalamento per la linea M2, importo 127 milioni, in cui Bellini «si pone a disposizione di quasi tutti i grandi gruppi industriale partecipanti alla competizione». Chiunque vinca, insomma, dovrà fare i conti con lui: è lui a falsificare verbali di ispezione, è lui a trafugare e a passare in anticipo i contenuti delle gare. Unico elemento consolante: non emerge, se non marginalmente, un interesse della cricca per il sistema frenante del metrò, il cui dissesto ha causato l'anno scorso numerosi incidenti.
Insieme a Bellini e a un altro dipendente di Atm, Stefano Crippa, finiscono in cella anche i manager delle società private, compresi Alstom e Siemens. In totae 13 arresti.
«Gli indagati - scrive il giudice nell'ordinanza - hanno dimostrato una sostanziale assenza di scrupoli, una certa arroganza e spregio delle regole, nonché la capacità di usare le accortezze necessarie a eludere le indagini».
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