Tangenti, dopo il fratello spunta il padre. Alfano in crisi: "Una barbarie"

"Ai fratelli Alfano abbiamo messo a posto la famiglie". Nuove intercettazioni imbarazzano il ministro. Che nega tutto: "Mio padre è un uomo malato". Ma i grillini vogliono le sue dimissioni

Tangenti, dopo il fratello spunta il padre. Alfano in crisi: "Una barbarie"

Nell'inchiesta sulle tangenti e la corruzione, che sta travolgento "alte cariche istituzionali" a Roma, continua a spuntar fuori il nome di Angelino Alfano. O meglio: nelle intercettazioni continuano a saltar fuori i nomi dei suoi familiari. Dopo il fratello Alessandro, che la cricca delle nomine si era spesa per piazzare alle Poste, adesso, tocca al padre. "Noi gli abbiamo sistemato la famiglia...", dice senza troppi giri di parole Marzia Capaccio, segretaria del faccendiere Raffaele Pizza.

Le intercettazioni che imbarazzzano Alfano

Crescono le fibrillazioni nel governo dopo le nuove intercettazioni che tirano in ballo il padre del ministro dell'Interno. Parlando proprio di Alfano, una delle indagate dice: "... la sera prima... mi ha chiamato suo padre... mi ha mandato ottanta curriculum... ottanta.... dicendomi... non ti preoccupare....tu buttali dentro... la situazione la gestiamo noi... e il fratello comunque è un funzionario di Poste.... anzi è un amministratore delegato di Poste...". Una intercettazione che si aggiunge a quella in cui Pizza, al telefono con il collaboratore del ministro, Davide Tedesco, parla di una raccomandazione per il fratello di Angelino Alfano in una società del Gruppo Poste. Il 9 gennaio 2015 Pizza viene, infatti, intercettato mentre si sta lamentando con Tedesco delle pressioni del fratello del ministro: "Angelino lo considero una persona perbene, un amico. Se gli posso dare una mano...". "Una scheggia che non, hai detto bene tu l’altra volta... - interviene Tedesco - non è gestibile". E Pizza conferma: "Cioè ma Angelino che è intelligente ha capito... Tu devi sapere che lui va dicendo ... Lui come massimo poteva avere 170mila euro, io gli ho fatto avere 160mila... Tant’è che Sarmi stesso gliel’ha detto ad Angelino 'io ho tolto 10mila euro d’accordo con Lino (Pizza ndr) per evitare'... 'No, no ha fatto benissimo' e lui adesso va dicendo che la colpa è mia che l’ho fottuto che non gli ho fatto dare i 170 mila euro. Cioè gliel’ho pure spiegato poi ti facciamo recuperare...". "Ma non lo dice come è entrato lì il 'sistema' per gestire gli appalti", chiosa proprio Tedesco.

La richiesta di dimissioni

Come già fatto ieri, Alfano torna a respingere con fermezza le accuse. Parla di "barbarie illegale" e difende senza se e seza ma suo padre, "un uomo di ottant'anni il cui fisico è da tempo fiaccato da una malattia neurodegenerativa che non lo rende pienamente autosufficiente". Quindi, nega di conoscere le persone che lo tirano in ballo nell'inchiesta: "Le due signore che parlano, anche insultandomi, non so chi siano, ma quell'uomo lo conosco bene - sottolinea - perché è mio padre ed è indegno dare credito e conto a ciò che i magistrati avevano scartato dopo avere studiato". Al di là delle giustificazioni del titolare del Viminale, l'inchiesta rischia di essere una bomba per il governo Renzi. mentre l'esercito di Ncd fa quadrato attorno al proprio leader, i capigruppo del Movimento 5 Stelle hanno chiesto "dimissioni immediate". Anche Matteo Salvini ha chiesto ad Alfano di fare un passo indietro, "non per l'assunzione del fratello alle Poste o per quello che avrebbe fatto il padre, ma per la sua totale incapacità di difendere i confini e la nostra sicurezza".

Ma Alfano resta al suo posto

Conversando con alcuni deputati di Ncd dopo il question time, Alfano è stato netto: l'ipotesi di lasciare il Viminale sull'onda delle polemiche suscitate dall'inchiesta della procura di Roma, non viene neanche presa in considerazione. "Non ci sarà un caso Lupi 2, Alfano non ha alcuna intenzione di dimettersi", tranquillizza un deputato che, dopo aver parlato con il ministro, esclude anche la possibilità che ben otto senatori lascino il gruppo.

"Al massimo - prevede - saranno due o tre". Sergio Pizzolante è ancora più netto: "Questo è un attacco al governo e a questa classe dirigente dopo una operazione di accreditamento del Movimento 5 Stelle".

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