"Le tasse sugli extraprofitti sono da cultura sovietica"

Tajani: "Ipotizzare nuove imposte è dannoso, ma Giorgetti è stato male interpretato. Servono 10 miliardi, prendiamoli dalle agevolazioni fiscali"

"Le tasse sugli extraprofitti sono da cultura sovietica"
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"Sarebbe facile dire Noi di Forza Italia siamo gli unici che non vogliono aumentare le tasse. Magari mi prendo un applauso». Il leader di Forza Italia e vicepremier Antonio Tajani se li prende lo stesso, gli applausi, alla Giornata dell'Economia organizzata da Forza Italia in Regione Lombardia.

C'è tutto lo stato maggiore azzurro, i capigruppo di Camera e Senato Paolo Barelli e Maurizio Gasparri, l'europarlamentare Fulvio Martusciello, i ministri della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo, dell'Università Anna Maria Bernini (Gilberto Pichetto Fratin si collega per parlare di nucleare ed energia), perché il no alle tasse è nel Dna del partito di Silvio Berlusconi: «Né noi, né la Lega o FdI, nessuno vuole aumentare le tasse», il ministro leghista dell'Economia Giancarlo Giorgetti «è stato male interpretato, ha solo citato la Costituzione (l'articolo 53, ndr) quando dice che tutti devono concorrere alle spese dello Stato».

Ma come? Si può fare «cercando i 10 miliardi che servono nei prossimi sette anni dal nuovo Patto di stabilità (che ci obbliga a rientrare per risanare i conti pubblici, ndr) dai mille miliardi di tax expenditures», suggerisce il ministro degli Esteri. Certo non si deve neppure snaturare la vocazione di questo esecutivo o di Forza Italia: «Non dobbiamo rinunciare alle nostre idee e principi, continueremo a essere contrari a qualsiasi tassa, anche a quella sugli extra profitti. Bisogna decidere cosa è extra e cosa non lo è, e forse è da cultura sovietica».

Ipotizzare nuove tasse «è dannoso e si scoraggiano i mercati, non possiamo mettere paura agli italiani ha aggiunto che vogliono investire e che hanno 1.800 miliardi in banca ma anche a chi vuole investire in Italia», ribadisce beccandosi altri applausi e qualche tuonante Bravo Antonio!».

«Casomai, dovremmo far pagare le tasse a chi non paga niente come i big tech di internet a fronte dei maxi utili», sottolinea invece Gasparri. Anzi, è solo riducendo la pressione fiscale che il Paese cresce, gli imprenditori in prima fila annuiscono. «Sono loro i veri eroi di questo Paese che tengono in piedi il nostro tessuto economico», ricorda Maurizio Casasco, responsabile Economia del partito azzurro, aprendo i lavori. «Andremo avanti per mantenere il taglio del cuneo fiscale, per la riduzione dell'Irpef ha sottolineato il vicepremier cerchiamo di farla arrivare anche con una piattaforma fino a 60mila euro, abbassando le percentuali dal 35 al 33%». Bisogna aumentare i salari, anche le pensioni verso la quota mille euro, sperando al tempo stesso che «la Bce tagli i tassi ancora. Ci vuole coraggio, questo permetterebbe anche di lavorare per ridurre il costo del debito pubblico, perché paghiamo interessi altissimi e spediamo più di interessi che per la sanità». Intanto il lavoro stabile cresce («L'occupazione ad agosto segnava il 62,2% con più di 24 milioni di occupati, le entrate fiscali segnano +19 miliardi perché la base contributiva è cresciuta», ci ricorda Gasparri), calano persino i Neet, i giovani che non vogliono lavorare «perché nel Paese c'è fiducia».

Una fiducia che si basa sulla lealtà con gli impegni presi, con gli elettori e con gli alleati: «La stabilità di governo è fondamentale per la crescita: siamo al governo da due anni e ci resteremo per i prossimi tre, se ne facciano una ragione tutti, vinceremo le prossime elezioni e governeremo altri cinque anni», il suo auspicio. Con Forza Italia che pretende un ruolo di primo piano: «Puntiamo al 20%», annuncia Alessandro Sorte, deputato e Segretario regionale di Forza Italia in Lombardia.

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