Una penna che porta la sua firma a Palazzo Madama. Con il cuore tutto rivolto alla sua comunità, la minoranza slovena, e la testa da intellettuale concentrata su Boris Pahor, lo scrittore ultracentenario sloveno. Il suo faro nella carriera professionale. La senatrice Tatjana Rojc, assurta agli onori della cronaca per il “prestito” del Partito democratico al gruppo dei responsabili, non è certo un’allineata. Al Senato è vista come un’outsider, più un’esponente culturale che politica, insomma. Che poi, di questi tempi, è anche una rarità poter associare la cultura alle Aule parlamentari. Un’aliena, quasi.
Da docente di letteratura all’Università di Nova Gorica, chi ha seguito la sua parabola ne parla come di un profilo “arrivato quasi per caso in Parlamento”. Detto fuori dai denti, in molti sono rimasti sorpresi dal suo approdo in Senato, almeno nella terra d’elezione, il Friuli Venezia Giulia. Perché mai? “Il percorso non è stato quello politico tradizionale”, sintetizzano i cronisti di stampa locale. Perché all’attivo non figurano esperienze amministrative, ma da docente.
Eppure non è che poi fosse solo di passaggio, anzi. La storia è più o meno la seguente: per le elezioni Politiche il Partito democratico era alla ricerca di un profilo indipendente per rappresentare la comunità slovena, destinataria di un seggio. E ha scelto di inserire Tatjana Rojc nelle proprio liste. “Al suo attivo ci sono vari libri”, spiega a IlGiornale.it Walter Rizzetto, deputato di Fratelli d’Italia e corregionale di Rojc.
I libri sono la delizia della senatrice. E Boris Pahor è la stella polare del suo percorso. Con l’anziano scrittore, infatti, la senatrice ha dato alle stampe il testo Così ho vissuto un secolo, edito da La Nave di Teseo. Invece l’esordio da romanziera, in lingua italiana, è di pochi anni da, con il testo La figlia che vorrei avere. Dalla scrittura al Parlamento l’evoluzione è stata veloce, insomma. A Palazzo Madama ha portato i propri temi. “Una delle sue battaglia è quella riabilitazione dei fucilati della Prima guerra mondiale. Un fatto che per noi (del Friuli Venezia Giulia, ndr) ha una rilevanza storica e culturale molto importanti”, spiega Rizzetto. Non a caso il primo disegno di legge depositato al Senato da Rojc era relativo alle “disposizioni per la riabilitazione storica degli appartenenti alle Forze armate italiane condannati alla fucilazione dai tribunali militari di guerra nel corso della prima Guerra mondiale”. Il testo è stato ritirato e poi ripresentato di recente. Un rilancio del suo impegno, della volontà di lasciare il segno in questa legislatura, almeno per chi l’ha eletta, quella comunità slovena che su alcuni temi dà battaglia.“Lei è la portavoce culturale di questa minoranza”, raccontano a IlGiornale.it i cronisti di stampa locale.
“Di sicuro - osserva Rizzetto - si batte molto in Parlamento per le lingue minoritarie”. Un’osservazione che trova conferma nei documenti in Parlamento. Tra le sue scritture, in questo caso in direzione legislativa, si rinviene il ddl per la “ratifica ed esecuzione della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie, fatta a Strasburgo il 5 novembre 1992”. Ma oltre la minoranza slovena c’è qualcosa un più. Rojc ha un orizzonte più ampio: ha depositato un ddl per l’istituzione di una Zona logistica semplificata rafforzata nella regione Friuli Venezia Giulia. Agli annali sarà poi iscritto lo sforzo contro la sforbiciata al numero di parlamentari: ha raccolto le firme per il referendum per evitare la riduzione dei seggi.
E da senatrice qual è la sua caratteristica? “La disponibilità, come testimonia la
sua scelta di passare al gruppo appena costituito”, racconta a IlGiornale.it il senatore Maurizio Buccarella, neo-compagno di gruppo a Palazzo Madama. Almeno fino alla scadenza del prestito dal Pd.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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