Le tattiche di Donald sono schemi del football

Quello del presidente repubblicano, in realtà, non è caos è uno schema, che deve tutto al più americano degli sport: il football

Le tattiche di Donald sono schemi del football
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Le parole di Donald Trump lasciano sempre un senso di vertigine. Uno stordimento che in America qualcuno inizia a chiamare Trump fatigue, affaticamento da tycoon.

L'esplosività del tycoon travolge un po' tutti: gli elettori, i democratici e pure i media. Un caos informativo che copre ogni cosa. Ma quello del presidente repubblicano, in realtà, non è caos è uno schema, che deve tutto al più americano degli sport: il football. Uno degli schemi più semplici è detto flood the zone, che si può tradurre con inondare la zona.

La strategia prevede di riempire una particolare zona del campo con un buon numero di ricevitori costringendo la squadra che si difende a un riallineamento difensivo, a schierare più uomini in un punto lasciando scoperti altri settori. In quel modo la squadra che attacca può colpire quasi indisturbata mentre l'altra è impegnata nel prosciugare la zona allagata.

Se lo schema sembra familiare è perché Trump sta facendo esattamente questo. Nelle ultime settimane sono tornati in auge un paio di vecchi interventi di Steve Bannon, ex consigliere del tycoon durante la prima presidenza, che spiegava l'applicazione politica di questo schema che si reggeva su un pilastro: la vera opposizione sono i media. «I dem non contano niente, la vera opposizione sono i media e l'unico modo di affrontarli è inondare la zona di merda». E ancora: «Ogni giorno gli diamo in pasto tre cose, loro ne mordono una e noi facciamo le altre due. Bang, bang, bang».

All'epoca del primo mandato del miliardario la cosa funzionò a corrente alternata. Ma oggi sembra che la macchina proceda senza problemi. Anzi. L'innesto di Elon Musk ha aumentato la portata di questa «macchina comunicativa». Osservando i primi due mesi di presidenza, si riesce a intravedere l'algoritmo che la muove: da un lato Trump con la sua pioggia di ordini esecutivi, su qualsiasi cosa, satura la politica, dall'altro il magnate di Tesla, forte anche della posizione nel dipartimento per l'efficientamento, occupa lo spazio mediatico a colpi di tweet.

Questo «allagamento» genera un senso di straniamento che si inserisce in un fenomeno più ampio, scrive il filosofo honkongino Jianwei Xun nel libro Ipnocrazia edizioni Tlon. «Quella di Musk e Trump», scrive, «è la tecnica ipnotica della creazione e risoluzione di problemi immaginari».

I due, continua, «hanno la capacità di trasformare ogni critica in conferma, ogni smascheramento in prova di autenticità».

Nel loro comunicare continuo, sostiene Xun, Trump e Musk sfruttano un fenomeno detto «trance algoritmica di massa», uno stato in cui non esiste più un confine tra reale e simulato e in cui tutti diventano incapaci di scegliere. Una sorta di torpore che sovraccarica il sistema.

Così Trump lancia sui social l'immagine di una finta copertina del Time che lo ritrae come un sovrano e, mentre assorbiamo quell'informazione e ci sforziamo di

distinguerla dalla realtà, lui lancia un video realizzato con l'Ai in cui mostra un futuro alternativo e un po' distopico per Gaza ancora più stordente.

In un ciclo senza fine che lascia l'opposizione senza fiato (e senza idee).

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