Taylor Swift persona dell'anno per "Time"

"Porta gioia e influenza le masse". Così la pop star batte Putin, Barbie, re Carlo e Trump

Taylor Swift persona dell'anno per "Time"
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Se l'è giocata fino alla fine con Putin, Xi Jinping e Barbie. Ma poi ha vinto lei, Taylor Swift, che è diventata la «Persona dell'anno» per il prestigioso Time ed è quindi il personaggio più significativo dell'annata che sta per chiudersi. «Abbiamo scelto la gioia, qualcuno che nel 2023 ha portato la luce nel mondo» ha spiegato il direttore Sam Jacobs ed è difficile dargli torto anche perché per lei è la seconda volta: nel 2017 finì sulla stessa copertina insieme ad altre icone dell'allora popolarissimo MeToo.

Nel frattempo ha accumulato valanghe di copie vendute e «stream», al punto che ora viaggia oltre le 200milioni tra album e singoli, roba che l'ha traghettata di diritto nella lista degli artisti con maggiori vendite planetarie nell'era digitale. Dopotutto, questa popstar che tra una settimana compie 34 anni è davvero «huge» come dicono i suoi fans, è gigantesca sia per popolarità mondiale che per fatturato. Tanto per capirci, la compagnia di ricerche online QuestionPro ha confermato che «se fosse un'economia, sarebbe più grande di 50 paesi nel mondo» e infatti il suo ultimo tour ha un bilancio che nemmeno una multinazionale: oltre un miliardo di dollari di incassi previsti per 146 concerti ovviamente spettacolari, ovviamente sold out, ovviamente seguitissimi anche dai social. Per non parlare del film concerto The Eras Tour registrato dal 3 al 9 agosto 2023 al SoFi Stadium di Inglewood (Los Angeles) che negli States ha incassato oltre cento milioni di dollari nella prima settimana e 123 nel resto del mondo.

Insomma, un fenomeno come pochi, un fenomeno che il regista del film concorrente Oppenheimer, Christopher Nolan, ha elogiato perché Taylor Swift è sostanzialmente manager di se stessa e si è prodotta in proprio il film senza affidarsi a qualche major. Una indole ribelle ma razionale che il pubblico ama, specialmente quello giovane o giovanissimo. Volete capire quanto la ama? È bastata una sua storia Instagram nella quale invitava al voto per le presidenziali a fare la differenza. È stato un appello al voto, non un appello a votare questo o quel candidato. Risultato: subito dopo il sito Vote.org ha registrato una media di 13mila nuovi utenti ogni trenta minuti. Sono i cosiddetti Swifties, cioè i fan di Taylor Swift che ormai sono legioni sterminate e totalmente fedeli specialmente nel mondo anglosassone.

Tra noi italiani, Taylor Alison Swift nata a West Reading in Pennsylvania, è famosa ma non famosissima nonostante il 13 e il 14 luglio la aspetti San Siro per due degli eventi già più attesi della stagione. Non è famosissima perché per qualche misteriosa ragione - o più semplicemente per scelta ragionata - non è ancora entrata nel nostro immaginario collettivo. Ma è lì lì per entrarci. Il «Modello Taylor Siwft» è così vincente da diventare materia di studio alla Arizona State University: il corso si intitola «Psicologia di Taylor Swift - argomenti avanzati di psicologia sociale». Già psicologia. Al di là delle canzoni, che possono piacere o no, è tutto il cosiddetto contorno a diventare più significativo giorno dopo giorno. La docente Alexandra Wormley spiega che «il corso utilizza fondamentalmente Taylor Swift come esempio semestrale di diversi fenomeni: pettegolezzi, relazioni, vendetta». Sono categorie gigantesche. Ad esempio la vendetta è stato il tema portante di Reputation, il disco uscito dopo il bailamme di insulti tra lei, Kim Kardashian e Kayne West. Il disco della vendetta, ovviamente stravenduto. «Gli studenti lo sanno, ma sanno perché ci piace la vendetta? Sanno come mettiamo in atto la vendetta? La psicologia sociale può dircelo». Insomma una popstar come materia di studio all'università.

Ecco perché Time la piazza in copertina preferendola al dittatore russo o a quello cinese e persino alla bambola più famosa di sempre. Taylor Swift è una fotografia che va ben oltre le classifiche pop per entrare in quelle sociali e persino politiche. È la prima ma non sarà l'unica, vista la tendenza.

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