Teatrino Calabria, c'è il commissario. Rischia di arrivare a ondata già finita

Conte forza la mano ai 5s promettendo in tv di chiudere la vicenda. Speranza sceglie Narciso Mostarda, dirigente medico ed ex assessore del Pd. E nel frattempo i ricoveri scendono da soli

Teatrino Calabria, c'è il commissario. Rischia di arrivare a ondata già finita

Con l'esuberante Giuseppe Zuccatelli è andata male. Ora si tenta con un altro nome organico alla sinistra. Narciso Mostarda, psichiatra di 58 anni ed ex assessore del Pd nel Comune di Frosinone, è il nome proposto dal ministro Roberto Speranza per la posizione di guida della sanità calabrese eportato ieri dal consiglio dei ministri. La gestazione è stata così lunga è sofferta che il commissario rischia di arrivare in Calabria a seconda ondata del Covid già affievolita. È l'ultimo paradosso della vicenda grave ma non seria in cui la Calabria si trova incastrata da settimane.

Ieri il numero complessivo dei ricoveri per coronavirus nella regione è calato per la prima volta da un mese e mezzo, cioè da quando è ripresa la corsa del contagio. Nelle scorse 24 ore il numero dei malati di Covid ospedalizzati è passato da 482 a 471. Undici letti in meno, un timido segnale ma che potrebbe indicare una prima inversione di tendenza in una regione in cui, nonostante i numeri contenuti del contagio, non si parla di uscita dalla zona rossa. Ed è proprio per questo che l'attesa per la nomina del commissario alla sanità si è caricata di aspettative. Oltre, ovviamente, che per la incredibile sequela di flop nelle nomine precedenti.

Dopo il gran rifiuto dell'ex rettore della Sapienza Eugenio Gaudio il governo si è trovato impelagato in una selezione in stile X-Factor. Il fatto che l'ultimo serio candidato dopo il siluramento degli ultimi due commissari abbia rifiutato adducendo una palese scusa, l'opposizione della moglie, ha reso chiaro a chiunque quanto scotti la poltrona calabrese. Non sorprende che sia stato difficile trovare un kamikaze disposto a presidiare un settore scosso da indagini antimafia, gravato da un debito abnorme e solo in parte certificato, trovandosi addosso i riflettori di tutta l'opinione pubblica dopo i flop precedenti e per di più con alle spalle una parte della maggioranza pronta a boicottare, come aveva ben compreso Gaudio.

Ben presto è sfumata anche l'ipotesi di seppellire le brutte figure puntando su un nome simbolo. Il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri si è tolto dalla corsa, pur avendo detto la sua sulla questione commissariamento, e Gino Strada si è fatto di lato quando ha capito che non avrebbe avuto il governo tutto dalla sua parte. Il fondatore di Emergency ha trovato il modo di uscire con stile dalla competizione dedicandosi alla realizzazione di un ospedale da campo a servizio della zona di Crotone. Una soluzione da «frontiera» che non piace a tutti in Calabria, ma che ha dato la possibilità a Strada di crearsi uno spazio dribblando la tragicomica battaglia politica.

Di fronte ai veti incrociati che hanno bloccato anche la scelta di meno famosi civil servant, i classici prefetti pronti a caricarsi sulle spalle ogni tipo di grana, a Conte non è rimasto che andare in tv ad annunciare che nel Consiglio dei ministri si sarebbe chiusa la partita.

Una promessa per forzare la mano ai Cinque stelle recalcitranti sul nome di Mostarda, ora a capo della Asl Roma 6 con risultati non particolarmente brillanti e considerato troppo organico al Pd e troppo lontano dall'identikit gradito al gruppo che ruota intorno a Nicola Morra, il 5 Stelle più in vista in Calabria. La resistenza è stata tale da far slittare di tre ore il Consiglio dei ministri fino a sera. Con la speranza che la signora Mostarda sia d'accordo.

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