La telefonata Netanyahu-Biden. "Raid sulle basi militari iraniane"

Il colloquio di 50 minuti nonostante le tensioni. Israele esclude siti petroliferi e nucleari dalla ritorsione. Posticipata la visita di Gallant

La telefonata Netanyahu-Biden. "Raid sulle basi militari iraniane"
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Joe Biden sente Benjamin Netanyahu per la prima volta da un mese e mezzo: il premier israeliano ha deciso come (e quando) punire l'Iran per l'attacco missilistico del 1° ottobre, e ha informato il presidente Usa durante la telefonata durata 50 minuti, a cui si è unita anche la vicepresidente Kamala Harris. Biden, nel corso della telefonata, ha affermato «il diritto di Israele di proteggere i propri cittadini da Hezbollah, sottolineando al contempo la necessità di ridurre al minimo i danni ai civili, in particolare nelle aree densamente popolate di Beirut», si legge in una nota della Casa Bianca.

Archiviato il colloquio come fosse una formalità da espletare, la rappresaglia israeliana nei confronti di Teheran appare sempre più imminente: secondo il Times of Israel, Netanyahu punta a colpire strutture militari di Teheran, e non i siti nucleari o quelli petroliferi, come ipotizzato in un primo momento, in uno scenario tuttavia osteggiato dagli Stati Uniti per il rischio di ricadute, anche economiche, sul mondo e sulla campagna elettorale americana. «Il nostro attacco sarà letale, preciso e soprattutto sorprendente, non capiranno cosa è successo né come», ha poi fatto sapere il ministro della Difesa Yoav Gallant, il cui viaggio negli Usa è stato posticipato proprio in attesa del colloquio tra Biden e Bibi. Gallant doveva vedere a Washington l'omologo Lloyd Austin per discutere - ha fatto sapere il Pentagono - della risposta di Israele alla Repubblica Islamica, ma solo all'ultimo minuto è arrivata la comunicazione del rinvio. L'ufficio di Gallant ha diffuso una dichiarazione in cui si afferma che il suo viaggio era stato approvato da Netanyahu, cosa che il team del primo ministro ha negato. «La scorsa settimana il segretario alla Difesa Usa ha invitato il ministro - si legge nella nota diffusa dal Times of Israel - il quale ha aggiornato il premier sull'invito e i due hanno concordato che Gallant si sarebbe preparato a volare martedì sera dopo le riunioni sulla sicurezza». L'ufficio sottolinea poi che, su richiesta di Netanyahu, il ministro «ha rimandato la partenza fino a dopo la conversazione con Biden». Funzionari vicini al leader di Tel Aviv, invece, sostengono con l'emittente pubblica Kan che il premier non ha annullato alcun viaggio poiché non lo ha mai approvato, e «Gallant ha scelto di volare di sua spontanea volontà».

Intanto nel suo libro War, il popolare giornalista del Watergate Bob Woodward ha rivelato quanto profonda sia diventata la frattura fra Biden e Netanyahu, aggravatasi con la guerra a Gaza. Sebbene pubblicamente il comandante in capo continui a esprimere un forte sostegno a Israele (interrogata sull'argomento, la portavoce della Casa Bianca Emilie Simons ha detto martedì che «l'impegno nei confronti dello Stato ebraico è ferreo»), in privato dalla scorsa primavera «sono esplose» la «frustrazione e la sfiducia» di Biden nei confronti dell'alleato. Stando alle anticipazioni del testo rese note dai media Usa, il presidente ha definito Bibi un «bugiardo e cattivo» per la condotta nella Striscia, e pensa che gli abbia «mentito regolarmente».

I due leader si conoscono da tempo, anche se il loro rapporto non è noto per essere stretto o particolarmente amichevole. La scorsa settimana, ad esempio, Biden ha detto pure di non sapere se il premier stesse bloccando un accordo di pace in Medioriente per influenzare l'esito delle elezioni presidenziali del 5 novembre.

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