Milano - Ezio Greggio, un'intera carriera (33 anni) passata dentro Mediaset, vivendo e vedendo la storia della televisione privata italiana. Quando è stata la prima volta che ha incontrato Berlusconi?
«La prima volta non si scorda mai, soprattutto col Cavaliere. 1983: ero appena entrato nella scuderia. Lo incontrai in via Rovani, molto simpatico, mi raccontò la sua visione della tv e quello che voleva fare. Negli anni successivi realizzò tutto quello che mi aveva anticipato. Parlammo di tutto. Di televisione, di case, di calcio».
Il debutto a Canale 5 nello storico Drive In di Antonio Ricci...
«Fu Giancarlo Nicotra, il regista recentemente scomparso, che mi portò a Canale 5. D'Angelo lo chiamammo dopo, quando nacque Drive In. Conobbi Ricci subito dopo il mio arrivo. Ad Antonio Berlusconi aveva chiesto di realizzare un varietà, voleva una sorta di Domenica In. Ricordo una riunione da lui in cui c'eravamo Ricci e io che gli mostrammo la puntata zero di Drive In. Ogni tanto si voltava dietro di noi e ci lanciava delle occhiatacce. Dissi ad Antonio: Mi sa che ha capito che il nostro Drive In con Domenica In c'entra una beata mazza! Ci caccia a calci in c.... Finita la puntata ci disse: Non è quello che vi avevo chiesto...; gli allungammo la mano in sincro per salutarlo e andarcene, ma aggiunse: ...comunque intuisco che è forte: lo facciamo. Drive In durò 5 anni e cambiò la storia del varietà tv».
Come sono stati in tutti questi anni i rapporti con lui? Si faceva sentire spesso? Si racconta che intervenisse nella preparazione dei programmi...
«Ci si sentiva e ci si vedeva spesso, passava anche negli studi a salutare. Alle volte mi telefonava perché non gli piaceva come era pettinata Tini Cansino. All'epoca la tv era certamente uno dei suoi interessi primari. Alle volte si andava a cena con lui e lì scattava la gara delle battute e delle barzellette, di cui è sempre stato patito. Erano serate sempre molto divertenti. E c'erano solo uomini: lui, Ricci, Urbano Cairo e io. Una sera una mia battuta lo fece scompisciare dalle risate, si voltò verso Urbano e dandogli una pacchetta sulle spalle gli disse scherzando: Perché non mi fai ridere come Ezio?. Urbano forse non raccontava bene le barzellette ma sicuramente aveva altre doti, infatti è diventato uno degli imprenditori più importanti del nostro Paese».
Qual è stato secondo lei il più grande cambiamento che l'ex premier ha realizzato nel mondo televisivo italiano?
«Credo che una delle sue più grandi intuizioni fu quella di capire che per essere concorrenziale alla Rai doveva avere anche lui tre reti. Reti che si vedevano gratis e che ovviamente campavano con la raccolta pubblicitaria. Ricordo che lo disse addirittura a una festa dell'Unità dove era stato invitato e ricevette anche applausi per il suo intervento. Non credo che accadrebbe oggi».
Lei conduce da molto tempo, dal 1988, un Tg satirico, Striscia la notizia, che si è confrontato spesso con le vicende giudiziarie e politiche di Berlusconi. Che ne pensa di lui come politico, come imprenditore e come uomo?
«Come imprenditore credo sia stato encomiabile: ha creato tante aziende e dato posti di lavoro a un sacco di persone. Ancora oggi girando per gli studi, negli uffici, si vedono moltissimi giovani che lavorano e crescono. Come uomo l'ho frequentato solo nei primi anni in cui era imprenditore televisivo ed ho bellissimi ricordi. Come politico è stato uno dei più grandi clienti di Striscia la notizia. Ma è normale, il nostro non è un Tg preterintenzionale o servile: chi c'è-c'è al potere, diventa cliente; i fatti quotidiani la fanno da padrone. E comunque Silvio era sempre protagonista nelle nostre puntate, sia quando era presidente del Consiglio, sia quando era all'opposizione. Striscia è così con tutti. Ma il Cavaliere Mascarato più degli altri ci ha sempre dato tantissimi spunti».
Oggi Berlusconi compie 80 anni, che cosa gli augura per i prossimi 80?
«Intanto, mi consenta: augurargliene solo 80 in più è poco... Ha superato brillantemente l'ultimo tagliando e quindi gliene auguro altri 1.000. Gli auguro di riuscire da un lato a realizzare tutto ciò che ancora vorrebbe e, dall'altro, soprattutto di stare bene, di essere il Silvio allegro che ho conosciuto, di godersi in grande serenità figli e nipoti che credo siano anche per lui il bene più prezioso».
Capitolo calcio: il tifo per la Juventus lui glielo ha perdonato?
«Sul calcio e su Silvio potrei scrivere un libro. Appena comprò il Milan, a una cena da Giannino mi disse: Ma tu Ezio tifi per il Milan?. E io: No sono Juventino, sono nato in Piemonte. E lui: Guarda che Emilio Fede era juventino ma ora tifa Milan. Risposi sorridendo: Ahahah... no Silvio, sono e rimarrò sempre tifoso della Juve. Si fermò un attimo a pensare, diventando quasi serio e poi sbottò bevendo il caffè: Allora mi compro anche la Juve!. Un'altra volta andai da lui a discutere un contratto, perché all'epoca con certi big trattava direttamente. La discussione riguardava un aumento di cachet. A un certo punto cominciammo a parlare di calcio, perché gli raccontarono che giocavo ancora in una squadra dilettantistica e qualche gol lo facevo.
All'improvviso mi disse: Ma se io mercoledì ti facessi giocare 10 minuti nell'amichevole che il Milan gioca al Bernabeu contro il Real, rinunceresti all'aumento?. Non esitai: Non c'è cifra. Certo, rinuncio subito. Non giocai a Madrid ma mi diede l'aumento senza più continuare la discussione. This is Silvio!».
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