"Il tenente Striano non mi ha mai convinto. Il suo ruolo nel gruppo Sos era anomalo"

Il verbale del colloquio con i pm di Russo, ex Dna: "Si firmava come coordinatore, compito mai assegnatogli"

"Il tenente Striano non mi ha mai convinto. Il suo ruolo nel gruppo Sos era anomalo"
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Prosegue martedì l'audizione in commissione parlamentare Antimafia di Giovanni Russo, attuale Capo del Dap, già servizio alla Dna all'epoca dei fatti che sono emersi dall'inchiesta della Procura di Perugia sul presunto dossieraggio all'interno della super procura. Russo, che è del tutto estraneo alle indagini, era coordinatore del Servizio di contrasto patrimoniale, nel cui ambito c'era anche l'ufficio Segnalazioni di operazioni sospette (Sos), dove lavorava il tenente Pasquale Striano, accusato di aver scaricato in modo abusivo e per ragioni estranee ai compiti dell'Antimafia, migliaia di file dalle banche dati della Dna e della Guardia di Finanza, il gruppo di appartenenza dello stesso Striano. Il tenente faceva parte del Nucleo valutario prima di essere assegnato alla Dna, da dove continuava ad avere accesso anche ai sistemi in uso alle fiamme gialle. Russo ha già chiarito che il supervisore del Gruppo dove operava Striano non era lui, ma l'allora sostituto procuratore, oggi in pensione, Antonio Laudati, indagato in concorso con il tenente per alcuni episodi di accessi abusivi. Striano è accusato invece di migliaia di ricerche illegittime, tra cui quelle su 172 soggetti mediaticamente esposti, e di aver inviato una parte dei risultati a due cronisti del quotidiano Domani. Russo ha detto in commissione Antimafia che «sulle Sos il controllo era del magistrato incaricato in quel settore. Quindi, di Laudati». Lo stesso Russo era però già stato anche ascoltato dai pm come persona informata sui fatti. Manifestando chiaramente la bassa considerazione che aveva di Striano: il finanziere aveva un «atteggiamento da super investigatore» che «non mi ha mai particolarmente convinto». Anche perché, ricorda Russo, «si attribuiva il ruolo di coordinatore» del Gruppo Sos senza alcun presupposto formale. Spiega meglio Russo: «Ritenevo la presenza di Striano (alla Dna, ndr) anomala, in primo luogo perché si firmava quale coordinatore del gruppo Sos, ruolo formalmente mai assegnatogli, in secondo luogo perché svolgeva il suo servizio anche presso il valutario (il nucleo della Guardia di Finanza, ndr), cosa che a mio parere creava problemi di riservatezza». Russo ricorda una «progressiva autoreferenzialità del gruppo Sos» ed esclude «categoricamente» di aver sollecitato l'assegnazione di Striano alla Dna dalla Finanza, ed esclude anche che possa essere stato l'allora Procuratore nazionale Federico Cafiero De Raho. Ma Laudati non era il solo a stimare l'investigatore, considerato particolarmente bravo. Potrebbe, si legge agli atti dell'indagine, aver fatto lui il nome di Striano ai vertici della Finanza, dove il tenente godeva di ottima considerazione. Le porte della Dna si sarebbero dunque aperte facilmente. Le condotte poi emerse e contestate dai pm sarebbero «gravissime» e «inimmaginabili», ha detto Russo.

Il 12 novembre il Tribunale del Riesame si esprimerà sulla richiesta di arresto avanzata dalla Procura di Perugia, che ha impugnato il rigetto da parte del Gip. Cantone chiede i domiciliari per Striano e Laudati, per il rischio di inquinamento probatorio e, solo per quanto riguarda il finanziere, anche la reiterazione del reato.

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