Tensione con la Libia: spari a due pescherecci italiani

A far fuoco una motovedetta di Tripoli: interviene anche la Marina Militare. Nessun ferito

Tensione con la Libia: spari a due pescherecci italiani

Notte caldissima per due pescherecci italiani giovedì nel Mediterraneo, a Nord di Bengasi, in acque internazionali. Alle due imbarcazioni, il Salvatore Mercurio e il Luigi Primo, entrambe catanesi, si è avvicinata una motovedetta libica che ha sparato diversi colpi di avvertimento, ritenendo che i pescherecci italiani avessero violato l'autodichiarata «zona di riserva di pesca» del Paese nordafricano. I colpi, per fortuna, non hanno fatto danni né ferito gli uomini dei due equipaggi che hanno chiesto aiuto alla nostra Marina militare. Ha risposto alla chiamata la fregata Grecale, che oltre a raggiungere l'area ha contattato via radio la motovedetta africana invitandola a cessare le ostilità e ad andarsene, chiarendo che le due imbarcazioni italiane erano fuori dal limite della zona di protezione della pesca libica. Quando la fregata ha raggiunto i pescherecci, alcuni uomini della brigata marina San Marco sono saliti sulle due imbarcazioni come misura di sicurezza, anche se la nave libica si era già allontanata.

Dell'incidente è stato avvertito il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, ma l'ennesimo caso di tensione che coinvolge pescherecci italiani solleva non poche polemiche. «La notizia ripropone d'attualità la questione sicurezza per i nostri pescatori nel Canale di Sicilia», dice Tommaso Macaddino, segretario siciliano di Uila pesca, aggiungendo che un accordo bilaterale sul tema tra Italia e Libia «non è più rinviabile» e ricordando il sequestro di 18 pescatori per 108 giorni in Libia a fine 2020. E il presidente degli armatori siciliani Fabio Micalizzi annuncia un esposto sul caso alla procura di Roma per «accertare i fatti visto che i pescherecci moderni sono dotati del blue box, che permette di conoscere con esattezza la posizione». Polemico anche il sindaco di Mazara del Vallo, Salvatore Quinci, secondo il quale solo «il pronto intervento della nostra Marina Militare ha sventato» il rischio di un nuovo sequestro di pescatori «da parte di motovedette libiche». Anche Quinci invita ad affrontare il nodo con la Libia dopo il «gravissimo» episodio: «Andare per mare è già di per sé un rischio ma non può essere un costante pericolo anche per la vita». Di «situazione geopolitica molto difficile» parla il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, ricordando come «in Libia non c'è un governo nella pienezza di poteri». «A tutto c'è un limite», commenta il senatore Enrico Aimi, capogruppo azzurro in Commissione Affari esteri, ricordando che la motovedetta libica «è in realtà italiana», fornita «con il compito di pattugliare le coste libiche per evitare le partenze dei clandestini», non «per sparare sui nostri pescatori in acque internazionali».

E se l'eurodeputato di Fdi Raffaele Stancanelli invita a «fare tutto il possibile affinché siano

rispettati i trattati internazionali sul diritto del mare», il sottosegretario alla Difesa Stefania Pucciarelli fa i complimenti alla Marina Militare per il tempismo dell'intervento della fregata che ha evitato guai peggiori.

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