Terremoto a Bruxelles: la destra di Wilders spacca il Ppe e i liberali

Se non è un terremoto poco ci manca. E ad averlo causato è Geert Wilders

Terremoto a Bruxelles: la destra di Wilders spacca il Ppe e i liberali
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Se non è un terremoto poco ci manca. E ad averlo causato è Geert Wilders (nella foto), uscito vincitore con il suo Pvv, Partito per la Libertà, dalle ultime elezioni olandesi nel novembre scorso. Dopo mesi di trattative ieri mattina quattro partiti (tra cui il movimento dell'esponente di destra) hanno presentato un accordo di governo, dal nome «Speranza, coraggio, orgoglio», alla presidenza della Tweede Kamer, la camera bassa del Parlamento dell'Aia.

Il contenuto non è stato per il momento reso pubblico e sarà discusso la settimana prossima. Ma è bastato l'elenco dei partiti disponibili a formare un esecutivo con Wilders per provocare a Bruxelles sensazione e polemiche. Con i deputati del Pvv ci saranno i liberali del VVD, il partito del precedente premier, Mark Rutte; i deputati di centrodestra di Nsc (Nuovo Contratto sociale), e i nuovi arrivati del BBB (Movimento Civico contadino). In tutto la coalizione schiera sula carta 88 voti (37 sono quelli di Wilders), più che sufficienti a garantirle la maggioranza in Parlamento, dove i deputati sono 120.

Ma la forza dirompente del nuovo governo a trazione centro-destra nasce sopratutto da un fatto: l'intesa spacca gli schieramenti politici rappresentati al Parlamento europeo. Il partito contadino BBB e quello anti-corruzione del Nsc sembravano avviati a sedere nella prossima legislatura con il Partito popolare; i liberali del VVD facevano parte di Renew, il gruppo in cui si riconosce il presidente francese Emmanuel Macron, che ha firmato on Socialisti e Verdi un documento in cui si rifiuta ogni collaborazione con le destre. Non solo: il più accreditato tra i candidati a guidare il nuovo governo (Wilders, esponente del primo partito del Paese, ha rinunciato all'incarico nel tentativo di trovare un accordo) è Ronald Plasterk, esponente di rilievo e iscritto da 46 anni al partito socialista olandese, lo stesso di Frans Timmermans, già vicepresidente con delega all'ambiente della Commissione di Ursula von der Leyen.

Il primo risultato è che i Verdi europei si sono precipitati a chiedere ai liberali di Renew di buttare a mare «i traditori» olandesi. Il gruppo socialista ha fatto più o meno lo stesso, usando parole di fuoco contro la nuova coalizione in via di formazione. Chi non ha voluto commentare è invece Timmermans, per il quale la presenza di un socialista alla guida del nuovo esecutivo «populista» è poco meno di un insulto personale. In silenzio sono rimasti anche i popolari. Il sì a Wilders di due partiti a loro vicini conferma la sempre maggiore «porosità» sul lato destro dello schieramento politico europeo. Tanto più rilevante visto che Wilders non appartiene al gruppo dei Conservatori e Riformisti (verso cui nei giorni scorsi la von der Leyen era sembrata rivolgere le proprie attenzioni), ma agli «estremisti» di Identità e Democrazia.

La discussione sul programma del nuovo governo non potrà che rinfocolare le polemiche.

Secondo le indiscrezioni si tratta di un programma di destra «vera» e non di centro, con una frenata sui temi ambientalisti e una stretta di rilievo nel campo dell'immigrazione e dei permessi d'asilo, con l'aumento della possibilità di deportare gli irregolari.

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