Terremoto Gucci

Alessandro Michele lascia la maison. Il direttore creativo aveva rilanciato il marchio, decisivi i contrasti con Pinault. Ora potrebbe passare a Chanel

Terremoto Gucci

«Non si scende dalla Croce», ha scritto il New York Times sulle dimissioni di Papa Benedetto XVI dal soglio pontificio l'11 febbraio 2013. Nel mondo della moda si usano gli stessi toni drammatici per commentare il divorzio tra Alessandro Michele e Gucci dopo sette anni di magia come direttore creativo del brand e in tutto 20 come dipendente dell'azienda.

Romano, 49 anni, figlio di un tecnico dell'Alitalia con la passione per la scultura e di un'eccentrica signora che lavorava a Cinecittà, il designer è stato assunto nel 2002 da Tom Ford per disegnare gli accessori nell'ufficio stile di Londra insieme con Frida Giannini. Lei all'epoca era l'amica e mentore dei suoi sogni, un capo difficile da accontentare ma che l'aveva portato con sé prima da Fendi e poi nel mitico marchio delle due GG. Quando a Frida fu affidata la direzione creativa, Alessandro divenne il suo braccio destro (associated creative director) cui nel 2014 venne aggiunto l'incarico di disegnare in totale autonomia la collezione Richard Ginori. Alla fine di quell'anno fatale entrò in Gucci come ceo Marco Bizzarri che da un giorno all'altro chiuse i rapporti con Frida per sostituirla con il suo ex assistente. In soli 15 giorni Alessandro Michele riuscì a preparare una collezione uomo indimenticabile, il primo esempio di «genderfluid» applicato alla moda maschile.

Da quel momento in poi Gucci è volato fino a diventare un fenomeno economico e sociale. Tanto per dare un'idea oltre a registrare continui e cospicui aumenti di fatturato, il marchio viene citato in 41752 canzoni internazionali: dall'indimenticabile Fucks me Pump di Amy Wynehouse a Gucci Gang di Lil Pump il cui video ha avuto un miliardo di visualizzazioni su You Tube. Come se questo non bastasse ci sono state sfilate indimenticabili come Cosmogonie in scena lo scorso maggio a Castel del Monte oppure quella con 68 coppie di gemelli in passerella per l'ultimo prét-porter. Pare che i problemi siano cominciati all'indomani di questo epocale show quando François Henri Pinault, Presidente e Ceo del Gruppo Kering cui Gucci appartiene, avrebbe chiesto un cambio di rotta nello stile del marchio. Le ragioni andrebbero ricercate nei numeri perché nel secondo trimestre del 2022 Gucci ha totalizzato un + 4%, sotto performante rispetto ad altri brand del Gruppo. Nel terzo trimestre le vendite hanno avuto un'accelerata fino al +9% (solo 1% meno dello stesso periodo di un anno fa quando ancora non c'era la guerra in Ucraina) ma meno della metà del +22% totalizzato dalla divisione moda e pelletteria di Louis Vuitton. Insomma qualcosa si è rotto nel bellissimo rapporto tra Alessandro Michele e la proprietà perché per uno i numeri sono arte e filosofia, mentre per gli altri sono investitori che protestano e conti che non vanno come si vorrebbe.

Di fatto il primo segnale di disaccordo è stato il mancato viaggio di Alessando a Seul dove avrebbe dovuto esserci il remake della sfilata di Castel del Monte in salsa coreana, purtroppo cancellato per il tragico incidente di Hallowen che è costato la vita a 160 giovani. Adesso si parla di lui da Chanel al posto di Virginie Viard e sarebbe a dir poco meraviglioso: Karl Lagerfeld e Mademoiselle Coco offrirebbero un ballo nell'aldilà.

Escluderemmo l'ipotesi di Riccardo Tisci o di Maria Grazia Chiuri al suo posto perché uno dopo aver lasciato Burberry dovrebbe andare a Los Angeles a fare Puma mentre lei sta bene dov'è a Parigi da Dior. In ogni caso grazie di cuore ad Alessandro per tutte le emozioni che ci ha dato. E speriamo di rivederlo presto all'opera perché come lui non c'è nessuno.

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