Test a tappeto per fare ripartire l'economia

Lo scorso 30 marzo è stato pubblicato un interessante lavoro a firma di tre economisti che hanno studiato gli effetti della "spagnola" negli Stati Uniti del 1918.

Test a tappeto per fare ripartire l'economia

Lo scorso 30 marzo è stato pubblicato un interessante lavoro a firma di tre economisti che hanno studiato gli effetti della «spagnola» negli Stati Uniti del 1918. Scopo della ricerca è cogliere empiricamente gli impatti economici che deriveranno dal coronavirus di oggi e stabilire, dice Emil Verner, Assistant Professor al MIT Sloan School of Management e coautore del lavoro, «quale sia il modo giusto di ragionare sulle conseguenze economiche della salute pubblica e sugli interventi di distanziamento sociale che stiamo vedendo in tutto il mondo». Esaminando trenta Stati e una cinquantina di città Sergio Correa, economista della Federal Reserve, Stephan Luck economista che lavora alla Federal Reserve Bank of New York, e lo stesso Verner, hanno messo in evidenza come le città americane dove sono stati fatti gli interventi più significativi sono anche quelle che hanno meglio beneficiato della ripresa economica. Come possiamo mettere insieme, in queste condizioni di lockdown, la perdita stimata dall'Ufficio Studi di Confindustria di 0,75% di Pil per ogni settimana aggiuntiva di chiusura delle aziende e l'uscita da questa pandemia?

La lettera che le quattro più importanti Confindustrie Regionali del Paese (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte) hanno inviato al premier Conte lo scorso 4 aprile racchiude sia la richiesta di riaprire le aziende secondo una roadmap programmata, sia la richiesta di un impegno del governo (centrale come regionale) per le «attività di screening preventivo». Ci possono aiutare gli esempi di Taiwan e della Corea del Sud. Questi due paesi stanno uscendo dalla pandemia a conti fatti senza aver «fermato» la loro attività produttiva. Riaprire senza avere chiaro chi e quanti siano gli asintomatici infetti significa far crescere ancora esponenzialmente il contagio. Ed è questa la strada più volte indicata dall'economista americano e premio Nobel per l'economia Paul Romer: bisogna testare tutti ripetutamente. Una voce non isolata considerato che in un sondaggio fatto dalla Booth School of Business di Chicago, il 93% degli economisti ha concordato.

Il premio Nobel ha definito «cure palliative» la manovra da 2 trilioni di dollari approvata dal Congresso: «Stiamo pensando nel modo sbagliato», dice Romer, «l'idea che un giorno saremo in grado di riavviare l'economia senza enormi test per vedere se l'epidemia è sotto controllo è solo un pensiero magico».

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