San Paolo. Bella, slanciata, capelli lunghi, ex modella, laureata in legge, sempre con un trucco impeccabile ma anche una cecchina implacabile da quando, grazie all'addestramento dei peshmerga, era diventata la prima sniper di élite brasiliana. Thalita do Valle da Ribeirão Preto, città molto ricca per la produzione di bioetanolo da canna da zucchero, è morta sabato scorso a Kharkiv, in Ucraina, dove era arrivata tre settimane fa per unirsi alla Legione Internazionale e combattere gli invasori russi. La 39enne amante della Glima, la lotta vichinga, che insegnava in un centro paulista dove nei prossimi giorni sarà omaggiata, è stata uccisa in un bunker. Vi si era rifugiata con la sua compagnia per sfuggire a un bombardamento di Mosca. Con lei ha perso la vita anche il connazionale Douglas Búrigo, colpito da mortai e schegge mentre cercava di salvare Thalita, poi morta soffocata tra le fiamme. A raccontare meglio chi sia questa coraggiosa 39enne, ci ha pensato ieri suo fratello, Théo Rodrigo Vieira, avvertito della sua morte lo scorso 5 luglio dallo stesso comando della Legione Internazionale. Mia sorella era un'eroina e la sua vocazione era salvare vite, partecipando a missioni umanitarie".
Thalita aveva già combattuto contro l'ISIS in Kurdistan, come amava raccontare sul suo canale Youtube. Qui, sia sul fronte iracheno che siriano, era stata addestrata per diventare un cecchino e si era poi unita ai peshmerga. "Era nell'esercito femminile curdo e faceva parte di una prima linea con cecchini d'élite", racconta Théo. L'ultima volta che aveva parlato con lei è stato il 27 giugno. "Quando ci ha chiamato io volevo sapere tutto, ma lei mi ha detto che non poteva parlare molto perché le sue attività telefoniche erano monitorate dai droni russi. Ci chiamava solo per farci sapere che stava bene.
Thalita era molto nota in Brasile per avere partecipato da volontaria a tante missioni umanitarie. Dalla tragedia di Mariana, dopo il crollo di una diga nel 2015, a quella di Petrópolis, colpita quest'anno da forti piogge che hanno causato oltre 240 morti. Amante degli animali, membro attivo di una ong, aveva salvato decine di cani e mucche durante la tragedia mineraria di Brumadinho nel 2019. "Questa era Thalita. Enorme nella sua gentilezza, nella sua bellezza, sempre pronta a compiere le sue missioni umanitarie, ad aiutare gli altri, gli animali e le persone.
È stata a Mariana, Brumadinho, Petrópolis, Rio de Janeiro, Iran, Kurdistan e nella sua ultima missione in Ucraina. Ha combattuto la buona battaglia fino alla fine del suo viaggio sulla Terra. Vai in pace, mia cara, la tua luce non si spegnerà mai dalla nostra memoria. La ricordano così i suoi tanti amici che aveva in Brasile.
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