TikTok, è guerra Usa-Cina. Ultimatum contro l'app accusata di rubarci i dati (e spegnerci il cervello)

Perché i big della Terra si scaldano tanto per i reel di intrattenimento? Gli Stati Uniti temono l'effetto "cavallo di Troia" in Occidente, Pechino rilancia con formule che incollano (ancora di più) allo schermo

TikTok, è guerra Usa-Cina. Ultimatum contro l'app accusata di rubarci i dati  (e spegnerci il cervello)

TikTok ha scatenato una nuova guerra (commerciale) tra Stati Uniti e Cina. Pechino attacca con reel a raffica e video short, la Casa Bianca para i colpi a suon di divieti, sanzioni e ultimatum.

Ma come mai i potenti della terra si scaldano tanto per un'app che propone balletti, sketch comici, video casalinghi e challenge? Per quanto spesso di cattivo gusto, è «solo» di intrattenimento. Semmai, quelli che dovrebbero mobilitarsi sono gli educatori e gli psicologi perché TikTok è la piattaforma che più di tutte sta creando una generazione malata di skin care, perfezione estetica inesistente, sfide sempre e comunque, risultati facili, filtri, stimoli immediati.

LA VERSIONE USA

Ma non si tratta di questo. Gli Stati Uniti vogliono bannare l'app se ByteDance, la società cinese che possiede TikTok, non venderà entro i prossimi nove mesi. Temono si tratti di un'opera di raccolta dati cinese mascherata da social media. Una sorta di cavallo di Troia moderno studiato per spiare (e manovrare) l'Occidente, a cominciare dalle nostre abitudini quotidiane. Cioè: video e amenità varie sarebbero solo un pretesto per avere informazioni su cosa ci piace, cosa compriamo, quanto spendiamo, quanto siamo manovrabili. O, sostengono i più complottisti, per tenere il nostro cervello impegnato nel nulla e, magari, spegnerlo con l'obbiettivo di renderlo incapace di desiderare qualcosa di diverso, figuriamoci di strutturare la futura classe dirigente.

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha firmato il disegno di legge che impone l'ultimatum. In sostanza, per continuare a permettere l'utilizzo della piattaforma negli Usa, l'app dovrà essere gestita da una società in linea con gli standard governativi statunitensi. In caso contrario, il divieto di utilizzo del social sarà totale.

TikTok fa sapere che non ha intenzione di vendere la piattaforma e che procederà con le operazioni legali volte a stabilire questo divieto come incostituzionale. Nel caso in cui queste misure non dovessero andare a buon fine, sembra più probabile una chiusura del social in America piuttosto che la sua vendita.

La Cina sta già preparando la controffensiva: in caso di blocco, Pechino rifiuterà tutti i prodotti tecnologici, americani: una direttiva di Xi Jinping, esplicitata nel documento 79, impone il rimpiazzo hardware e software utilizzati dalle aziende statali. E, c'è da giurarci, è solo l'inizio.

IL RESTO DEL MONDO

Da quando è nato, TikTok sfida e bypassa le regole in numerosi paesi: negli Stati Uniti ha dovuto pagare 5,7 milioni di sanzione per aver raccolto informazioni sui minori di 13 anni, l'Antitrust ha appena comminato una multa da 10 milioni in Italia, Inghilterra e Irlanda per contenuti «che minacciano la sicurezza psico-fisica degli utenti». Cioè che creano dipendenza e inducono a restare incollati allo schermo del telefonino senza interazione, passivi. E quindi influenzabili, manipolabili.

DIVIETI EUROPEI

Dopo limitazioni e provvedimenti più o meno severi in molti paesi (Canada, Lettonia, Danimarca, Belgio, Regno Unito, Taiwan, Australia), anche l'Unione Europea sta valutando di ricorrere ai divieti. La presidente della Commissione Europea Ursula von Der Leyen, durante il dibattito con gli altri candidati alle Europee a Maastricht, ha dichiarato di «non escludere che TikTok sia bandito. La Commissione è stata la prima istituzione a vietarlo nei cellulari dei nostri funzionari. Conosciamo la sua pericolosità». Il timore, anche stavolta, è quello che TikTok possa spiare gli utenti. Raccogliendo dati che potrebbero essere consegnati nelle mani del governo cinese per «minare le istituzioni democratiche. Favorire la dipendenza da internet tra i giovani, spiare e influenzare gli utenti».

In particolar modo, l'Ue teme che il programma «attività e premi», avviato in Francia e in diffusione negli altri stati, danneggi «gravemente la salute degli utenti, soprattutto dei più giovani». Secondo l'Europa, infatti, sarebbero assenti degli «efficaci meccanismi di verifica dell'età su TikTok». E l'idea di pagare chi guarda i video proprio sana non è. Così come non lo è renderli schiavi di like e visualizzazioni.

L'annuncio della von der Leyen ha fatto saltare sulla sedia il leghista Matteo Salvini, ministro alle Infrastrutture: «Viva la libertà di pensiero e di parola, ovunque. L'Europa che ho in testa io non è quella dei divieti, dei regolamenti, dei bavagli, delle censure».

PIANO AGGRESSIVO

Ma a parte qualche aggiustatina alle regole, l'app cinese va dritta per la sua strada senza fermarsi: reel che ci inchiodano allo schermo e video non più in versione short ma lunghi fino 30 minuti. Starebbe inoltre lavorando per identificare in tempo reale gli oggetti presenti nei video e linkare a prodotti simili disponibili sullo shop. Un «guarda e compra» compulsivo che sicuramente sarà una nuova macchina da soldi.

Insomma, tutto fuorché un'inversione di tendenza. E mentre in Occidente si studiano leggi per pensare di vietare l'uso del cellulare fino ai 13 anni, su TikTok l'età non esiste e non importa se i ragazzini vengono ridotti a un mini popolo di automi. È il business, bellezza.

I NUMERI

Al momento nella guerra tech nessuno molla di un centimetro. I grandi della terra si contendono il controllo dell'esercito neutrale dei tiktoker: 1,677 miliardi di utenti globali nel 2023, con 1,1 miliardi di utenti attivi mensili.

Solo nel 2023 l'app è stata scaricata 3,5 miliardi di volte, segnando una crescita del 79,1% dal 2020, con un picco notevole nel 2022 (come app più scaricata). Al momento è l'applicazione di social media leader, supera concorrenti come Twitter e Snapchat, ma sta ancora inseguendo Facebook e YouTube.

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