Via il titolo di Papa e addio al Vaticano: il codice di Francesco per i futuri "emeriti"

Allo studio nuove norme: c'è anche la veste nera per chi lascia. Il nodo del prossimo incarico di padre Georg e del monastero "Mater Ecclesiae"

Via il titolo di Papa e addio al Vaticano: il codice di Francesco per i futuri "emeriti"

La veste bianca potrebbe sparire, così come la possibilità di rimanere a vivere all'interno del Vaticano e di utilizzare l'appellativo «Papa». Con la morte di Benedetto XVI gli esperti di diritto canonico, già da tempo al lavoro per regolamentare la figura del Pontefice emerito, sono tornati a ipotizzare una futura pubblicazione di norme ad hoc per eventuali nuovi passi indietro. Quell'11 febbraio del 2013, quando Benedetto annunciò al mondo la sua decisione di rinunciare al ministero petrino, tutti rimasero spiazzati, soprattutto gli studiosi del codice: nessuno fino a quel momento si era posto il problema su come comportarsi, tanto che Ratzinger decise autonomamente su come gestire il suo futuro da emerito: avrebbe mantenuto la veste bianca senza segni pontificali, si sarebbe fatto chiamare Papa emerito, continuando a vivere all'interno del recinto di San Pietro, seppur rimanendo nel nascondimento. Se per una questione di rispetto nei suoi confronti fino a oggi non si è mai affrontato l'argomento, con la sua scomparsa, Papa Francesco potrebbe autorizzare la pubblicazione di un regolamento specifico: per i Papi che faranno un passo indietro si autorizzerebbe l'utilizzo di una veste nera e non più bianca con l'appellativo di «vescovo emerito di Roma», abbandonando per sempre quello di «Papa emerito».

Oltre a questo, chi rinuncia potrebbe ritrovarsi a vivere non più in Vaticano ma a Roma o nella sua diocesi d'appartenenza. Papa Francesco in un'intervista, ad esempio, ha chiarito che se in un futuro dovesse decidere di fare un passo indietro sceglierebbe una vita da confessore, trasferendosi definitivamente a San Giovanni in Laterano, a Roma, o in una piccola parrocchia sempre della capitale, tornando a fare, in questo modo, il pastore, quella che è sempre stata la sua vocazione. Di certo non ha mai pensato a un ritorno in Argentina. Delle norme chiare sul «Papa emerito» sono state chieste in passato da più parti, anche all'interno della Curia Romana perché non sono mancate occasioni di strumentalizzazione dovute alla coabitazione inedita dei due papi in Vaticano. Qualcuno, infatti, soprattutto tra i sostenitori «delusi» di Ratzinger, da lui stesso criticati, ha più volte provato a far passare l'idea che il vero Papa fosse Benedetto e non Francesco, quest'ultimo «eletto illegittimamente». Tra veleni e pugnalate, tanti anche all'interno delle Mura leonine hanno usato la figura del Papa emerito in chiave anti-Bergoglio e anti-conciliare e per questo una regolamentazione di questa figura potrebbe evitare nuove polemiche. Non tutti sono però stati d'accordo che si debba assolutamente stilare una normativa specifica. Il cardinale Dominique Mamberti, prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, parlando della necessità di una legislazione apposita per il Papa emerito ha affermato: «Non tutto deve essere regolato da leggi. Per il resto la teologia (che pure ha la sua forza normativa mediata) ci ha già insegnato l'essenziale: che il Papa è uno e uno solo, e a lui e a lui solo compete il Primato sia d'insegnamento sia di giurisdizione nella Chiesa. Si vedrà se per questo ufficio di emerito incomincerà a formarsi una consuetudine».

Oltre a questo aspetto, non pochi, anche all'interno delle stanze vaticane, si chiedono quale sarà il futuro di monsignor Georg Gaenswein, l'arcivescovo segretario particolare del Papa emerito e cosa succederà al monastero Mater Ecclesiae, in passato luogo di preghiera e contemplazione di ordini religiosi femminili e poi adattato alle esigenze di Ratzinger, diventando la sua residenza.

Per padre Georg, che è anche formalmente Prefetto della Casa Pontificia anche se ormai da diversi anni si dedicava esclusivamente alla cura dell'anziano Benedetto XVI, Papa Francesco potrebbe decidere di conferirgli, nei prossimi mesi, un incarico di responsabilità fuori dall'Italia o gli permetterebbe di rientrare nella sua diocesi in Germania. Di certo, l'arcivescovo in futuro non risiederà più all'interno del monastero: dopo l'ultima ristrutturazione del 2013 la struttura rimarrà almeno per i primi tempi senza alcun ospite.

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