La giustizia è l'Ohio del governo guidato da Giorgia Meloni. È il terreno, cioè, su cui il centrodestra gioca la partita decisiva di questo inizio di legislatura. Per la poltrona più importante del dicastero di via Arenula il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha scelto, dopo un lungo braccio di ferro con Forza Italia, Carlo Nordio: un ex magistrato con idee ultra garantiste. Per intenderci, un profilo che fa impazzire l'area liberal affollata da Partito democratico, renziani di rito leopoldino e berlusconiani.
Ora tuttavia il Guardasigilli è atteso alla prova dei fatti, con tutti i riflettori puntati sul suo ministero. I dossier caldi in mano al ministro Nordio sono tre: legge Severino, abuso d'ufficio e separazione delle carriere per i magistrati. Tre partite da vincere, senza spaccare la maggioranza che sostiene l'esecutivo destra-centro.
Difficile che il ministro della Giustizia possa aprire anche il fascicolo dell'immunità parlamentare. Con Nordio al ministero, proprio a rimarcare l'importanza del dicastero, ogni partito della maggioranza ha voluto una poltrona: Andrea Delmastro sottosegretario in quota Fratelli d'Italia, Andrea Ostellari con lo stesso incarico in quota Lega e Francesco Paolo Sisto viceministro in quota Forza Italia. È un governo nel governo. La modifica della legge Severino è la testa d'ariete per scardinare il modello giustizialista che ancora domina il rapporto tra politica e giustizia. La norma che buttò fuori dal Senato Silvio Berlusconi va rivista. Il 21 giugno 2021 alla vigilia dei referendum sulla giustizia (tra l'altro un quesito prevedeva proprio la cancellazione della Severino) Nordio dichiarava: «Sostengo da sempre l'abrogazione di questa legge, che è nata male, in quanto è stata applicata subito nei confronti di Berlusconi in modo retroattivo. E da lì si è vista l'anomalia di questa legge, perché aveva colpito una persona per un fatto commesso prima dell'entrata in vigore della legge stessa».
È la posizione che al governo sostengono Forza Italia e Lega, entrambi i partiti sono schierati per l'abolizione della norma introdotta dal governo Monti che fa scattare sospensione e decadenza degli amministratori in caso di condanne per alcuni tipi di reati. Tra il dire e il fare c'è di mezzo l'equilibrio di una coalizione da non destabilizzare. Al ministero, Ostellari e Sisto sono per l'abolizione. Fratelli d'Italia ha un'altra posizione sulla Severino: niente cancellazione. Il partito del premier ne vuole una profonda modifica. In Parlamento è stata depositata una proposta di legge di Fdi per rivedere alcuni punti della Severino: la sospensione di sindaci e consiglieri regionali dopo una condanna di primo grado e l'equiparazione tra parlamentari e amministratori locali.
Il ministro Nordio va sulla linea di Delmastro: «La cancellazione della Severino non è nel programma del centrodestra». Al momento in via Arenula il risultato sulla Severino è in perfetta parità: 2 a 2. Meno incerta la partita sull'abuso d'ufficio. Nordio vuole la modifica o l'abolizione dell'articolo del 323 del codice penale. Una richiesta che arriva dai sindaci, intrappolati nella paura della firma per non incorrere in guai giudiziari. Il 22 Nordio incontrerà l'Anci per dare rassicurazioni sul progetto di modifica. Lega, Fdi e Fi sembrano essere d'accordo sulla riforma. Il gol decisivo il centrodestra proverà a segnarlo con la separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici.
La riforma Cartabia segna un passo in avanti su questo tema, limitando a un solo passaggio (a inizio carriera) il trasloco tra le due funzioni. Forza Italia proverà ad alzare il tiro: separazione netta al momento dei concorsi. È il trofeo che Forza Italia vuole portare a casa dopo aver perso la guida del ministero di via Arenula.
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