La tomba e l'addio degli ultimi

La sepoltura nella basilica. Migranti, Lgbt e poveri aspettano il feretro

La tomba e l'addio degli ultimi
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Inizia questa mattina il pellegrinaggio verso la tomba di Papa Francesco. Dopo la sua sepoltura, ieri, la Basilica di Santa Maria Maggiore apre le porte ai fedeli. Il luogo di culto mariano diventa così l'«altra» San Pietro, perché custodisce il corpo di Jorge Mario Bergoglio che ha voluto essere qui sepolto, vicino all'Icona della Salus Populi Romani, vista la sua forte devozione. Dopo i fedeli, questo pomeriggio alle 16, saranno i cardinali a rendere omaggio al Papa defunto. Francesco è l'ottavo Pontefice della storia a essere sepolto a Santa Maria Maggiore, che già ospita le spoglie del primo Papa francescano, del primo Papa domenicano e, ora, del primo Papa gesuita.

Alle esequie i potenti della Terra. Alla tumulazione i poveri. Proprio a loro il Papa ha voluto riservare il suo ultimo atto. Una quarantina, tutti disposti sul sagrato, con una rosa bianca ciascuno, hanno reso omaggio al loro «padre». Sono gli «ultimi», senza fissa dimora, detenuti, transessuali, migranti. Fanno corona intorno alla bara. I fiori raccolti da quattro bambini che entrano insieme ai cerimonieri per la tumulazione in privato. È il momento più intimo della giornata: Francesco passa per l'ultima volta davanti alla Salus Populi Romani, prima di essere deposto nella nicchia a lui riservata, tra la Cappella Sforza e la Cappella Paolina.

«È sceso dal piedistallo per stare tra le persone», commenta una fedele che per tutto il giorno ha atteso il feretro in quella che da oggi sarà la «casa» di Francesco. I più fortunati si sono ritrovati alla basilica dell'Esquilino, come Antonino, che viveva per strada.

La bara entra nella Basilica vuota. Il silenzio viene interrotto solo dai canti liturgici, pochi cardinali sono ammessi al rito. L'aspersione del sepolcro, i sigilli, la deposizione nel sepolcro. Un rito che si è svolto secondo le prescrizioni dell'Ordo Exsequiarum Romani Pontificis, presieduto dal cardinale camerlengo, Kevin Farrell, alla presenza anche dell'arciprete della Basilica, il cardinale Rolandas Makrickas, che da oggi diventa una sorta di «custode» della tomba del Papa.

Il feretro di Bergoglio riposa ora nella nuda terra, come richiesto da lui stesso. La semplice iscrizione, Franciscus, viene riportata sulla lapide di pietra ligure. In alto, in bassorilievo, una riproduzione in pietra della sua croce pettorale, quella che ha indossato nei suoi 12 anni di Pontificato.

«Trent'anni fa per me sarebbe stato impossibile essere qui - racconta Regina, esponente ma non militante della comunità Lgbt+ che davanti a Santa Maria Maggiore mostra un cartello con l'effigie del Pontefice e la scritta Santo subito -. Perché con la santità si fermano, si congelano i valori di un personaggio la sua santità era nell'essere vicino ai poveri, contro la guerra, e con le persone Lgbt+. Quindi meglio farlo santo subito, il prima possibile».

A dare l'ultimo saluto a Francesco anche migranti ed ex senzatetto, quelli per cui ha fatto realizzare servizi di prima necessità nell'area attorno a San Pietro. La stessa piazza dove oggi, seduti con tutti i Grandi della Terra, c'erano anche rappresentanti dell'Unhcr, l'agenzia delle Nazioni Unite per i diritti dei rifugiati, e di Mediterranea, l'ong che salva vite in mare.

Sulla Loggia del Maggiordomato, invece, c'era l'argentino Sergio Sánchez, il «cartonero» che nel 2013 Papa Francesco, appena eletto, volle alla messa di inizio Pontificato nei posti riservati ai propri familiari. Oggi era in uno dei posti più esclusivi della piazza, a guardare dall'alto i 250mila fedeli giunti a Roma per salutare il «Papa del popolo».

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