Una delle torture è stata ribattezzata «la chiamata a Putin» e consiste nel provocare alla vittima uno shock elettrico con un telefono militare. Un'altra invece, prevede di appendere al soffitto il «nemico», in una posizione a pappagallo. Ma il capitolo torture è solo una parte del grande libro dei crimini di guerra commessi dalla Russia in Ucraina, «un'ampia gamma», che sconfina nei «crimini contro l'umanità», denunciata in un nuovo rapporto delle Nazioni Unite. Prodotto dalla Commissione internazionale indipendente d'inchiesta sull'Ucraina, e reso noto ieri a Ginevra, il resoconto è stato diffuso a un anno dal bombardamento russo del teatro di Mariupol, in cui morirono oltre 600 ucraini. Pur rilanciando accuse conosciute, il rapporto è un esempio raro di condanna a un Paese membro del Consiglio di sicurezza.
Basandosi su oltre 500 interviste, immagini satellitari e visite ai siti di detenzione e alle tombe, la Commissione ha accertato violazioni del diritto internazionale, dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario in varie regioni dell'Ucraina. Uccisioni volontarie, reclusioni illegali, stupri e violenze sessuali da oltre un anno sono all'ordine del giorno nella guerra d'invasione russa, caratterizzata - spiega la Commissione - da attacchi «indiscriminati e sproporzionati». E a questi crimini di guerra, è l'accusa degli investigatori, se ne è aggiunto un altro, più subdolo: il trasferimento di bambini ucraini in aree sotto il controllo di Mosca e nella stessa Federazione russa.
Ma non è tutto. Ci sono violazioni che potrebbero rientrare nella gamma dei «crimini contro l'umanità» e che «dovrebbero essere ulteriormente indagate». Si tratta degli attacchi «diffusi e sistematici» commessi dai russi contro le infrastrutture energetiche ucraine, e che hanno lasciato centinaia di migliaia di persone senza riscaldamento ed elettricità nei mesi più freddi. Secondo la Commissione, che ha visitato 56 località, fra i crimini contro l'umanità potrebbero rientrare anche le detenzioni accompagnate da «costanti metodi di tortura» su determinate categorie. Per completezza, gli autori del rapporto citano anche un «piccolo numero» di apparenti violazioni da parte delle forze ucraine.
Il resoconto arriva a pochi giorni dall'indiscrezione che la Corte penale internazionale dell'Aia (Cpi) aprirà due casi per crimini di guerra contro la Russia ed emetterà presto mandati di arresto. I casi riguarderebbero il rapimento di bambini ucraini e l'attacco deliberato alle infrastrutture civili, ma il Cremlino si è affrettato a ricordare che Mosca non riconosce la giurisdizione della Cpi, accusando la Corte di aver ignorato la morte di civili nel Donbass, «per mano di nazionalisti ucraini», prima e dopo l'invasione. E ieri un soldato russo è stato condannato a 5 anni di carcere da un tribunale militare di Khabarovsk per aver diffuso «informazioni false», dopo aver confessato di aver commesso crimini di guerra in Ucraina.
Quanto alla discussione su un tribunale di fronte al quale Mosca dovrebbe rispondere delle sue violazioni, il ministro della Giustizia svedese Gunnar Strommer ha spiegato giorni fa, al termine del Consiglio Affari Giustizia europeo, che la discussione «non è se ciò avverrà, ma la modalità con cui avverrà». Tre le soluzioni possibili.
«Quella ideale - ha spiegato Strommer - è la Corte Penale Internazionale ed è importante che l'Ucraina ratifichi il trattato istitutivo; la seconda soluzione è un tribunale speciale ad hoc, la terza un tribunale ibrido. Per procedere abbiamo bisogno di un sostegno internazionale, anche dell'Onu. Vedremo che tipo di sostegno ci sarà».
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