Gli organizzatori leghisti avevano già pronte le transenne: per l'evento del 3 dicembre a Firenze, alla Fortezza da Basso. Ma i dem ricorrono alle barricate. E quella che doveva essere una normale manifestazione promossa dal Carroccio, a cui Salvini ha invitato Marine Le Pen e vari leader delle destre Ue, su Repubblica diventa un «cantiere nero». Quindi da fermare. Come? Con una contromanifestazione da indire per il giorno prima, il 2; per spaventare gli invitati e spingerli a desistere. La convention non s'ha da fare: sinistra in rivolta, a partire da Sara Funaro, candidata sindaca in pectore del Pd. «La città scenda in piazza per dire no all'onda nera».
Già parecchio nervosi per le diatribe interne - con l'ex assessora Cecilia Del Re che minaccia un diluvio di cartoline sul Nazareno se Schlein non indice primarie per Palazzo Vecchio - i dem sono andati in tilt di fronte al summit del vicepremier leghista, reo di voler ospitare nella «rossa» Toscana partiti e politici che pure siedono in Parlamenti nazionali e in quello europeo. Perfino il primo cittadino Dario Nardella si fa prendere dal filone antidemocratico: chiama alla mobilitazione, invoca proteste di massa, solletica via social gli istinti peggiori. «Se Salvini e Le Pen vengono per lanciare il cantiere nero sull'Europa - scrive - Firenze si faccia sentire». «Caro Dario, Firenze è di tutti», replica l'eurodeputata leghista Ceccardi. L'isteria dem mette in luce un certo Dna: di chi rivendica una «città aperta e inclusiva», come l'assessora Funaro, ma nega la cittadinanza a idee altrui. «Qui non c'è spazio per odio e intolleranza», tuona. Nardella rincara. Serve «una bella iniziativa per l'Europa, la pace e la democrazia». Si temono derive. L'ultra-sinistra è pronta; i 5s studiano un sit-in. Cortei sì, dice quindi Nardella, ma «convergano in un'unica giornata europea».
Al coro anti-Le Pen aderisce pure Andrea Giorgio, coordinatore della segreteria regionale Pd. Italia Viva si accoda: «Chiameremo a raccolta liberal-democratici ed europeisti». In barba all'articolo 21 della Costituzione. E manco Firenze fosse Pyongyang.
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