Per Toti processo dal 5 novembre. Nessuna scorciatoia, battaglia in aula

L'ex governatore non vuole riti alternativi. Signorini va verso il patteggiamento

Per Toti processo dal 5 novembre. Nessuna scorciatoia, battaglia in aula
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Nessuna scorciatoia, nessun rito abbreviato, nessun tentativo di cavarsela limitando i danni: il 5 novembre, quando inizierà il processo a suo carico, Giovanni Toti si prepara a una battaglia in campo aperto per dimostrare la sua innocenza da tutte le tre accuse contenute nel decreto di giudizio immediato emesso ieri dal giudice preliminare Paola Faggioni. Mentre Paolo Emilio Signorini, già presidente del porto di Genova, sarebbe intenzionato a patteggiare la pena, e il grande vecchio del porto Aldo Spinelli, tornato ieri libero anche lui, sta valutando il da farsi, i legali di Toti sono da ieri al lavoro per preparare il processo a porte aperte, analizzando la gran mole di documenti depositati dalla Procura a corredo della richiesta di processo. È dalla valutazione complessiva di quel materiale, sostengono da sempre l'ex governatore e i suoi legali, che si potrà verificare come Toti abbia sempre agito nell'ambito dei suoi poteri e dei suoi doveri.

Il 5 novembre, quando inizierà il processo, la Liguria avrà già da pochi giorni un nuovo presidente, uscito dalle elezioni fissate per il 27 ottobre: e proprio per lavorare a questa scadenza Toti la settimana prossima andrà a Roma, per fare sentire la sua voce nella scelta del candidato del centro destra. In agenda incontri con Salvini e Donzelli di Fdi. Le dimissioni forzate dalla presidenza della Regione, come si vede, non hanno significato l'addio di Toti alla politica. Ma è chiaro che in testa all'agenda in questo momento c'è la battaglia giudiziaria. Il decreto emesso ieri dal giudice Faggioni chiama l'ex governatore a rispondere di due capi d'accusa di corruzione e di un episodio di finanziamento illecito, indicando per ognuno di essi i principali elementi d'accusa presentati dai pm. La prima accusa di corruzione è per i 71mila euro di finanziamenti versati da Spinelli al «Comitato Giovanni Toti», che per la difesa sono finanziamenti leciti e avvenuti alla luce del sole, e che per la Procura sono invece la contropartita di «atti amministrativi anche illegittimi» a favore dell'imprenditore. Tra questi, la privatizzazione della spiaggia di Punta dell'Olmo e il rinnovo trentennale della concessione del Terminal Rinfuse alla società di Spinelli. Nel decreto vengono citati come «favori» anche «agevolare ed aver agevolato Spinelli in altre pratiche pendenti inanzi comitato di gestione dell'autorità portuale di Genova», tra cui l'assegnazione dell'area ex Enel.

La seconda ipotesi di corruzione riguarda gli aiuti che Toti avrebbe ricevuto da Esselunga per sbloccare l'apertura di supermercati a Savona e Sestri Levante: aiuti consistiti in 5.560 passaggi di spot elettorali sul tabellone di Terrazza Colombo a favore della ricandidatura a sindaco di Marco Bucci nel 2022. Calcolando il costo di dieci euro a passaggio, il totale contestato a Toti è di 55.600 euro. Per la stessa vicenda i pm formulano anche l'accusa di violazione della legge sul finanziamento dei partiti, visto che l'esborso di Esselunga avvenne «senza alcuna delibera dell'organo sociale competente» e «senza alcuna iscrizione a bilancio».

Nel decreto che dispone il giudizio viene

indicata come «persona offesa» la Regione Liguria: sarà il presidente uscito dalle elezioni del 27 ottobre a dover comunicare in aula il 5 novembre se deciderà o meno di costituirsi parte civile contro il suo predecessore.

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