Stamattina sarà ascoltato dai pm di Genova un testimone che potrebbe rivelarsi centrale nell'inchiesta ligure. Per ricostruire cosa è davvero accaduto sulla ormai nota proroga della concessione del Terminal Rinfuse all'imprenditore della logistica Aldo Spinelli, che per l'accusa è il presunto corruttore di tutta questa storia, è stato convocato l'avvocato Andrea La Mattina. Cioè il membro del comitato portuale, in quota Regione, che inizialmente era perplesso sul rinnovo ma che poi ha votato a favore. Per i magistrati avrebbe subito pressioni dal governatore Giovanni Toti per cambiare parere, così come Giorgio Carozzi, componente del board in quota Comune, che è già stato ascoltato dagli inquirenti nelle scorse settimane, ma che in un'intervista al Corriere ha negato di aver subito alcuna forma di pressione, a differenza di quanto emerge dalle intercettazioni.
Per i pm Toti si sarebbe attivato per far cambiare idea ai due. Interrogato dai magistrati, il governatore aveva già spiegato che la proroga di quella concessione era un atto di interesse pubblico e non di un singolo imprenditore e che per tale ragione se ne sarebbe interessato personalmente. E ha precisato di non aver «mai incontrato né parlato o altrimenti contattato Carozzi». Nelle carte dell'indagine viene riportato solo un incontro con La Mattina. Ed è l'unico «intervento diretto», scrive Toti nella sua memoria difensiva, essendo La mattina «nominato dalla Regione». Nelle intercettazioni, il componente del comitato riferisce del colloquio con il governatore in questi termini: «Io pressioni no, però mi è stato spiegato finalmente un po' meglio il contesto nel senso() il disegno politico no che c'è dietro che mi sembra quanto meno comprensibile () abbiamo tre quattro operatori che sono interessati a fare delle cose importanti nel nostro porto... e ragioniamo insieme per creare sviluppo nel modo più ordinato possibile». Che è il concetto ribadito da Toti ai pm, e anche nelle telefonate con alcuni interlocutori intercettate prima e dopo l'incontro. «Bisogna dirgli solo che prendiamo un caffè ma che ci metta attenzione a quello che arriva adesso che c'è un interesse strategico», dice Toti parlando di La Mattina. E ancora: «Abbiamo urgenza () perché è un interesse strategico dell'ente Regione». Ieri sul caso ligure è intervenuta la premier Meloni: «Mi piacerebbe in futuro per qualsiasi italiano che tra quando viene richiesta una misura cautelare e quando viene eseguita non passino mesi, perché se c'è il rischio di reiterazione del reato va fermato subito non in campagna elettorale».
Ha fatto rumore anche in Liguria la presa di posizione di Md, la corrente a sinistra delle toghe, che ieri in una nota ha criticato la commissione parlamentare Antimafia, che ha convocato in audizione il Procuratore di Genova Nicola Piacente, in seduta secretata, e ha chiesto gli atti del procedimento che coinvolge Toti. «Il compito delle Commissioni di inchiesta non è quello di giudicare, né di sostituirsi alla magistratura. È indispensabile l'assenza di qualunque interferenza parlamentare», attacca Md. Risponde l'azzurro Maurizio Gasparri: «È un'assoluta vergogna.
Protestano perché hanno saputo, pur essendo una seduta secretata, che alcuni dei dubbi principali sono stati risolti ridimensionando la portata dell'inchiesta e fugando sospetti di collusioni mafiose. Forse questo dispiace a Md che deve aver saputo dei contenuti dell'audizione. Chi ha violato il segreto?».
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