La trama inaccettabile di una morte "per niente"

Sharon, un omicidio senza "trama", che rende ancora più dolorosa la sua morte

La trama inaccettabile di una morte "per niente"
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Forse così è persino peggio. Una trama di qualunque genere, per quanto torbida, dolorosa, scioccante, avrebbe riservato una sorta di «ruolo» alla vittima e le avrebbe restituito più dignità. Sarebbe stata dentro a una storia, per quanto distorta, assieme al suo assassino. Ma avrebbe avuto una parte «attiva» nel giallo che è diventata la sua morte, nel materiale da speleologi in cui si è trasformata, nell'ultimo mese, la sua vita. Pensare che davvero Sharon sia stata uccisa «a caso» e «per niente», solo perché quella sera, a quell'ora, in quella via, per riattivare il metabolismo prima del sonno, per bruciare il numero di calorie previste, si è trovata difronte a un carnefice «qualsiasi» è persino più incomprensibile e inaccettabile. Certo un altro colpevole, più vicino, più conosciuto, più «famigliare», sarebbe stato orrendo per altri versi. Ma l'ingresso del caso in questa vicenda getta nello spaesamento più totale. Nessuno se lo era immaginato così l'assassino di Sharon, nessuno era pronto a pensare che l'avesse davvero ammazzata «qualcuno» che passava di lì. Troppe ipotesi, troppi sospetti, troppe fantasiose ricostruzioni da parte di chi, per un mese, ha cercato di cacciare il naso dentro ai cancelli di quelle villette e nelle vite di quelle persone semplici che si ostinavano a ripetere che non c'erano ombre e non c'erano segreti da cercare. Siamo stati tutti convinti di scoprire chissà che invece, ansiosi di andare a spiare come gente allo zoo in cerca di una visuale migliore.

Con la tentazione, alla quale abbiamo ampiamente ceduto, di non credere neppure a chi Sharon l'ha messa al mondo, a chi si è tenuto in casa il suo fidanzato, Sergio Ruocco, sin dal primo giorno di questa orrenda storia. Trattandolo come un figlio, proteggendolo e difendendolo e ostinandosi a ripetere al mondo che lui non c'entrava nulla, che alla sua fidanzata non avrebbe mai torto un capello. E invece non ci siamo fidati. Abbiamo avuto la presunzione di capire di più e meglio e siamo andati scandagliare per primo proprio il rapporto col compagno, e il coinvolgimento con Scientology, e il lavoro in quella pasticceria in mezzo ai capannoni della zona industriale di una qualche desolata campagna... Periferia e campagna, il peggio di due mondi... Tutti a ostinarsi a non volerla così normale la vita di Sharon, perché non si viene ammazzate per strada a coltellate se si ha una vita tanto piatta. E invece è andata persino peggio, perché lei non aveva proprio niente da nascondere e il suo omicida nulla a che spartire con una vittima così. E anche se la cattura e la confessione di Moussa Sangare serviranno a togliere ai genitori di Sharon l'incertezza che ogni giorno gli nega la pace, la pace non arriverà.

Perché questa sciatteria del destino, questa storia senza trama, senza fondi e motivazioni, è persino più crudele di quanto siamo riusciti a immaginare da quella maledetta notte tra il ventinove e il trenta luglio. Una vita buttata così, sulla strada sbagliata all'ora sbagliata solo per andare a incontrare un chiunque con la mania delle lame è qualcosa alla quale ci rassegniamo con ancora più fatica che ad altri orrori.

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