Si apre un nuovo fronte nella guerra d'Ucraina. È quello della Transnistria, un territorio grande come la provincia di Alessandria a Est del fiume Dniestr: de iure è una regione autonoma della Moldavia, ma il governo locale si è autoproclamato indipendente, anche se la comunità internazionale non lo riconosce. Lo riconosce invece la Russia, di cui la Transistria, la cui maggioranza è russofona, è di fatto un protettorato. Mosca la foraggia, la rifornisce di gasa, la protegge. Insomma, la replica in piccolo di quanto avviene a Donetsk e a Lugansk a qualche centinaio di chilometri a Ovest. Un altro innesco perfetto per la guerra di Putin al resto del mondo.
Qualcuno vuole trascinare questa lingua di terra nel Risiko putiniano. Secondo Mosca sarebbe Kiev ad aver provocato ieri una serie di attacchi in più punti della repubblica, ma è logico pensare a una manina russa che cerchi di giustificare nuove offensive. Il primo assalto è avvenuto lunedì, quando diverse esplosioni hanno colpito l'edificio che ospita il ministero per la Sicurezza statale a Tiraspol. Secondo il locale ministero dell'Interno si è trattato di colpi partiti da un lanciagranate portatile anticarro. Nessun ferito. Poi ieri mattina attacco alla stazione radio Mayak usata dalla radio russa. «Le due antenne più potenti sono state distrutte. Entrambe erano usate per ritrasmettere la radio russa. Nessuno dei dipendenti della stazione radio o la gente del posto è stato ferito», riferisce il ministero dell'Interno della Transnistria citato dalla Tass. Infine poche ore dopo a essere colpita è stata un'unità militare vicino a Tiraspol, la città più importante della Transnistria. Tre episodi che hanno spinto le autorità dell'autoproclamato governo di irrigidire le misure di sicurezza alzando l'allerta terrorismo al livello rosso e cancellando la parata del 9 maggio che celebra la vittoria russa contro la Germania nazista.
La Moldavia è preoccupata. «Dietro gli attacchi in Transnistria ci sono tensioni tra varie forze della regione che sono interessate alla destabilizzazione», dice la presidente moldava, Maia Sandu, che ieri ha presieduto un Consiglio di sicurezza nazionale sulla crisi. «Questo mette la regione della Transnistria in una posizione vulnerabile e crea rischi per la Moldavia. Condanniamo tutte le provocazioni e i tentativi di coinvolgere la Moldavia in azioni che possano mettere in pericolo la pace». «Seguiamo con grande preoccupazione i crescenti tentativi di forze esterne di trascinare il nostro Paese in un conflitto armato - scrive su Facebook il segretario del Partito dei Socialisti della Repubblica di Moldavia (Psrm) Vlad Batrincea -. Il Psrm ha ripetutamente sottolineato che la Moldavia deve mantenere lo status di neutralità sancito dalla nostra costituzione, e la leadership di Chisinau e l'intera classe politica devono escludere qualsiasi azione provocatoria che potrebbe avere conseguenze disastrose per il Paese». Il Cremlino assicura di seguire da vicino la situazione nella Transnistria, i cui ultimi sviluppi destano «preoccupazione». Malgrado ciò, non sono al momento in programma contatti tra il presidente russo Vladimir Putin e la presidente della Moldavia Maia Sandu. Il deputato russo Andrej Rodenko assicura che la Russia vorrebbe evitare uno scenario che richiederebbe un intervento nella regione e parla di «forze che ovviamente non sono interessate alla stabilità in questa regione» dietro agli incidenti in Transnistria.
Naturalmente per il governo filorusso della regione non ci sono dubbi: «Le tracce degli attacchi terroristici in Transnistria portano all'Ucraina», dice il presidente dell'autoproclamata repubblica Vadim Krasnoselsky, citato da Interfax, spiegando che si tratta dei
«primi risultati delle attività operative e investigative urgenti». «Credo che coloro che hanno organizzato questi attacchi cerchino di trascinare la Transnistria nel conflitto». Ma chi ha interesse a questo, se non Mosca?
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